Il presidente dell’Aiba: «Quella reperibile sul mercato rischia di non essere sempre adeguata, per via della previsione di esclusione dei cyber risk dalle coperture property e casualty. Di contro, le coperture specifiche sui cyber risk tendono a escludere le lesioni e i danni materiali».

«L’offerta tradizionale per coprire il rischio cyber? Quella reperibile sul mercato rischia di non essere sempre adeguata, per via della previsione di esclusione dei cyber risk dalle coperture property e casualty. Di contro, le coperture specifiche sui cyber risk tendono a escludere le lesioni e i danni materiali». È quanto sostiene Luca Franzi, presidente dell’Associazione italiana brokers di assicurazioni e riassicurazioni (Aiba), secondo cui «servono nuove soluzioni “stand alone” per garantire la longevità delle aziende, ma è altrettanto fondamentale mantenere un attentissimo presidio su quelli che possono risultare essere i rischi non trasferiti al mercato assicurativo».
Anche nel corso dell’ultimo convegno dell’associazione, tenutosi a Roma, il presidente dell’Aiba ha tenuto alta l’attenzione su un tema di forte attualità. «Nell’epoca dell’Industry 4.0, non sempre le imprese prestano la dovuta attenzione ai benefici prospettici derivanti da una puntuale strategia di mitigazione dei rischi cyber», ha detto.
Secondo l’ultimo rapporto Clusit sulla sicurezza Ict, nel 2018 c’è stato un incremento (+38%) degli attacchi di grave entità registrati nel nostro Paese, per un totale di 1.152 attacchi gravi, circa 130 al mese. Il 62% degli attacchi in Italia ha provocato danni superiori a 80.000 euro. Si stima in circa il 33% la percentuale di aziende italiane che hanno sottoscritto una polizza, completa o parziale, che copre i rischi cyber. (fs)
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