giovedì 23 Ottobre 2025

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FARINA SPIEGA COME INCORAGGIARE GLI INVESTIMENTI DELLE ASSICURAZIONI NELLE IMPRESE A MEDIA CAPITALIZZAZIONE E NELLE PMI

Il presidente dell’Ania ha parlato anche di questo, qualche giorno fa, nel corso di una audizione presso la sesta commissione Finanze della Camera, in merito all’indagine conoscitiva sui mercati finanziari al servizio della crescita economica.

Maria Bianca Farina

Come incoraggiare gli investimenti delle assicurazioni nelle imprese a media capitalizzazione e nelle Pmi? Ha affrontato anche questo argomento Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, nella sua audizione, qualche giorno fa, presso la sesta commissione Finanze della Camera, in merito all’indagine conoscitiva sui mercati finanziari al servizio della crescita economica. Farina si è soffermata su alcuni interventi sul piano regolamentare e fiscale che possono concorrere al raggiungimento dell’obiettivo.

Per quanto riguarda il tema regolamentare, per Farina «sono necessari miglioramenti del quadro normativo europeo». Il riferimento è a Solvency II, il regime di vigilanza prudenziale entrato in vigore nel 2016, che ha introdotto principi «innovativi e condivisibili, che mirano a rendere l’assicurazione europea più efficiente e più solida. Tuttavia, questi primi anni di applicazione del nuovo regime hanno evidenziato alcune criticità», ha fatto notare il presidente dell’Ania. «Alcune regole, infatti, espongono le imprese a una volatilità eccessiva della loro situazione patrimoniale e risultano incoerenti con il modello di business dell’industria. Per l’assicurazione italiana si tratta di questioni di primaria importanza, rese ancor più cruciali dalla crisi pandemica. Una di queste riguarda il volatility adjustment, uno strumento volto ad attutire gli impatti della volatilità artificiale dei mercati finanziari che ha dimostrato, anche in occasione della pandemia, di non funzionare adeguatamente. L’Italia ha bisogno di efficaci modifiche al meccanismo che tengano conto del fatto che l’attività assicurativa è un business di lungo termine, in grado di sopportare e riassorbire nel medio termine episodi di volatilità estrema, come ad esempio quando si manifestano incertezze dei mercati sulla capacità di tenuta del nostro debito pubblico».

Per Farina «è essenziale che la revisione dello strumento contro la volatilità permetta effettivamente alle compagnie di avere un orizzonte di investimento a lungo termine, coerente con la durata dei propri impegni con gli assicurati», così come è «opportuno migliorare le calibrazioni dei requisiti patrimoniali per gli investimenti azionari e obbligazionari, tuttora troppo elevati – soprattutto quando si considerano le durate più lunghe».

Per quanto riguarda il tema fiscale, il discorso ruota attorno ai Pir, i piani individuali di risparmio. «L’Italia ha negli anni recenti sperimentato, inizialmente con grande successo, l’introduzione dei Pir, agevolati fiscalmente e volti a finanziare determinate tipologie di imprese. La possibilità di investire in Pir è stata estesa anche a investitori istituzionali, come enti di previdenza obbligatoria e fondi pensione, fino al 10% del loro patrimonio. Le modifiche normative introdotte nel 2019 hanno, però, provocato un significativo deflusso di risorse. Come auspicato da gran parte degli operatori, l’ultima Legge di bilancio ha ripristinato sostanzialmente la versione iniziale dei piani, mentre il Decreto Rilancio ha introdotto una nuova tipologia di Pir, cosiddetti “alternativi”, che si aggiunge a quella in essere. Tuttavia, per ora la normativa del settore assicurativo prevede vincoli tanto stringenti da rendere impossibile per le imprese realizzare Pir “alternativi” ed è quindi opportuno, anche per ragioni di parità competitiva, adattare le norme settoriali alla disposizione generale».

Per Farina l’auspicio «è che il ripristino dei Pir originari, integrati da un vincolo di investimento in piccole imprese, e l’introduzione dei Pir “alternativi” alimentino un’ulteriore crescita delle quotazioni al segmento Aim di Borsa Italiana. Per facilitare questo processo, sarebbe molto importante sfruttare la dimensione, pari a oltre 500 miliardi di euro, del portafoglio delle polizze assicurative tradizionali, quelle in cui l’assicuratore garantisce in ogni caso il rimborso dell’investimento e che presentano, quindi, caratteristiche previdenziali di medio-lungo termine. Se anche l’1% di questo portafoglio fosse impiegato in Pir, offrendo all’assicurato un proporzionale vantaggio fiscale, certamente i Pir garantirebbero significative nuove risorse a favore delle Pmi. In pratica, si tratterebbe di estendere alle gestioni assicurative tradizionali le disposizioni già oggi previste a vantaggio degli enti di previdenza obbligatoria e delle forme di previdenza complementare».

Fabio Sgroi

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