Il presidente di Anapa Rete ImpresAgenzia: «Contestiamo che il documento debba obbligatoriamente riportare, oltre ai caricamenti, anche l’incentivo vita e questo vale unicamente per le agenzie di assicurazioni in gestione libera e i suoi intermediari. Al contrario restano esenti dalla comunicazione i dipendenti delle compagnie, delle poste e delle banche». L’associazione di categoria presenterà un esposto all’Antitrust.

L’articolo 5 del Provvedimento Ivass 97/2020 modifica alcune previsioni del Regolamento Ivass 41/2018. In coerenza con il contenuto dell’articolo 121-sexies, comma 2, del codice delle assicurazioni, è stato modificato l’articolo 25 relativo all’estratto conto annuale dei contratti relativi ai prodotti di investimento assicurativi.
In pratica, viene esteso a tutti i prodotti IBIPs quanto già previsto per i contratti unit linked, per i quali la compagnia fornisce annualmente ai contraenti una rendicontazione analitica dei costi e delle spese, inclusi i costi della distribuzione. È previsto anche che in sede di rendicontazione annuale sia riportata un’illustrazione che mostra l’effetto cumulativo dei costi sulla redditività del prodotto e soddisfi precisi requisiti. A questo proposito, viene inoltre stabilito che i distributori trasmettano alla compagnia, dietro specifica istruzione da parte della stessa, tutte le informazioni necessarie per fornire un estratto conto annuale (rinominato Documento unico di rendicontazione) completo anche di tutti i costi e oneri connessi all’attività di distribuzione, anche laddove sia effettuata nell’ambito di una collaborazione orizzontale.
Questo obbligo, ha precisato l’Ivass, viene inserito «per ragioni di coerenza» anche nel testo dell’articolo 18, relativo alle comunicazioni in corso di contratto per i prodotti assicurativi vita diversi dai prodotti di investimento assicurativi.
ANAPA NON CI STA – Per Anapa Rete ImpresAgenzia ci sono degli aspetti dell’articolo 5 che limitano l’operatività degli agenti di assicurazione e pongono una serie di questioni di pregiudizio per tutti i soggetti coinvolti: operatori del mercato e consumatori finali.
L’associazione di categoria degli agenti presieduta da Vincenzo Cirasola fa riferimento, fra l’altro, alla pubblicazione proprio sul Dur, il Documento unico di rendicontazione, dell’incentivo del ramo vita. «Secondo l’interpretazione Ivass», sottolinea una nota di Anapa, «non competerebbe al canale bancario e postale, ma unicamente a quello agenziale e all’interno delle stesse agenzie potrebbe svilupparsi un paradosso di disparità di oneri, nel caso la polizza venisse assunta da un produttore-dipendente, che tradisce ogni ambizione di trasparenza per i consumatori a cui si sta consegnando un set informativo tutt’altro che chiaro e trasparente». Si tratta di un aspetto su cui Anapa «non intende fare passi indietro», tanto che ha già dato mandato ai legali dello Studio Iurilli, già consulenti dell’associazione, di agire per tutelare gli interessi della categoria, «vessata dalla disparità di trattamento che subirebbero i canali distributivi e proteggere il diritto stesso del consumatore finale a una reale trasparenza».
CIRASOLA: «PRESENTEREMO UN ESPOSTO ALL’ANTITRUST» – Contattato da Tuttointermediari.it, Cirasola è entrato nel merito della questione. «Noi contestiamo formalmente, e lo faremo anche attraverso la presentazione di un esposto all’Antitrust, il fatto che il Dur debba obbligatoriamente riportare, oltre ai caricamenti, anche l’incentivo vita e questo vale unicamente per le agenzie di assicurazioni in gestione libera e i suoi intermediari (agenti e subagenti) che hanno la partita Iva e operano come imprenditori. Al contrario restano esenti dalla comunicazione dell’incentivo vita i dipendenti delle compagnie, delle poste e delle banche. Secondo noi si tratta di una disparità di trattamento inspiegabile dei canali distributivi e per questo riteniamo che sia in contrasto con la libera concorrenza».
Ultimamente, la scelta di ricorrere all’Antitrust, o addirittura al Tar, sembra per i sindacati e le associazioni di categoria rappresentative degli interessi degli agenti l’unica strada per ottenere qualcosa. «Cosa ci attendiamo? Che l’Autorità accolga la segnalazione e confermi le criticità rilevate da Anapa che, così come ora congeniate, rischiano di impattare negativamente sulla concorrenza con evidenti discriminazioni nell’ambito dello stesso settore merceologico tra operatori e travolgere gli stessi consumatori finali», sottolinea Cirasola. «Un sistema informativo commissionale non eterogeneo, infatti, non si presta ad assicurare quella trasparenza che realmente dovrebbe chiarire le idee al cliente con il rischio che al contrario il consumatore comprenda ancora meno e in maniera più confusa le reali condizioni economiche dell’affare. E nella confusione si nasconda anche il rischio di una forma di concorrenza non equilibrata e non corretta che favorisce alcuni operatori rispetto ad altri».
Si può parlare di accanimento nei confronti della categoria degli intermediari – agenti? «No, non penso che si tratti di un vero accanimento volontario da parte dell’autorità di vigilanza», ha tagliato corto Cirasola, «ma ritengo che più che altro queste siano le conseguenze di una visione miope del “legislatore europeo e del regolatore italiano” che possiedono a mio avviso una conoscenza molto limitata su come si svolga realmente l’attività lavorativa di un’agenzia di assicurazioni e non tengono in considerazione che il consumatore non si sente più protetto dall’eccesso della burocrazia e da mille note informative, ma che ha un legame fiduciario molto forte e stretto con il suo intermediario».
«PIU’ TAVOLI TECNICI E FORME DI COINVOLGIMENTO» – E allora, l’unica via è davvero il ricorso ad altre istituzioni o tribunali che, di fatto, sono comunque estranei alle dinamiche del settore assicurativo? «Sicuramente una strada sarebbe quella di valorizzare ulteriormente l’interlocuzione con il mondo associativo, incrementando tavoli tecnici e forme di coinvolgimento», ha risposto il presidente di Anapa. «Azioni, queste ultime, che portino a soluzioni regolamentari e normative che tengano realmente conto delle necessità della categoria, ma anche dei clienti stessi, magari considerando le tipicità del mercato italiano assicurativo che spesso, sotto la spinta del recepimento delle norme europee, sfugge nel momento del recepimento con il risultato di arrivare poi a soluzioni normative che non solo non soddisfano sotto il piano regolamentare la categoria ma rischiano di pregiudicare gli interessi degli stessi consumatori finali».
Fabio Sgroi
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