L’istituto di vigilanza ha risposto ad alcune domande poste da tuttointermediari.it. «A oggi la banca dati delle coperture contiene circa il 98% dei contratti; i casi di mancata alimentazione sono limitati a situazioni particolari», evidenzia l’istituto.
Sono trascorsi quasi due anni dall’entrata in vigore della misura che ha abolito l’esposizione obbligatoria del tagliando assicurativo sul parabrezza dei veicoli. La cosiddetta dematerializzazione del contrassegno, introdotta dall’articolo 31 del Decreto Liberalizzazioni del 2012, ha interessato tutti gli automobilisti italiani. Da allora molti effettivamente hanno provveduto a togliere il tagliando dal parabrezza, mentre altri hanno lo hanno ancora in bella vista, come un ricordo, anche se non ha più alcuna valenza. Dal 18 ottobre 2015 le Forze dell’Ordine verificano se il numero di targa è presente nella banca dati dei veicoli assicurati, istituito presso la Motorizzazione Civile. Possono effettuare queste verifiche direttamente nel corso di un posto di blocco o a seguito di segnalazione da parte dei dispositivi elettronici di rilevazione a distanza, dotati di Targa System, come l’autovelox, il Tutor, il Telepass e le telecamere Ztl.
I lettori di tuttointermediari.it ricordano come, proprio a ridosso dell’entrata in vigore di queste misure, erano stati tanti i dubbi sollevati anche dagli addetti ai lavori, gli assicuratori. Nella circostanza erano stati organizzati anche convegni ad hoc per analizzare tutti i vari aspetti. A distanza di quasi due anni, tuttointermediari.it ha voluto fare il punto della situazione, attraverso un contributo chiesto all’Ivass.
In particolare, tuttointermediari.it ha chiesto all’istituto di vigilanza quali passi sono stati compiuti e se le compagnie si sono adeguate. «La dematerializzazione della documentazione assicurativa», ha ricordato l’istituto di vigilanza, «costituisce al tempo stesso un elemento di semplificazione amministrativa del settore della Rc auto e un importante presidio contro la contraffazione dei documenti amministrativi».
L’istituzione delle banche dati consente di «conservare e consultare le informazioni sulle coperture senza più la preoccupazione che la documentazione cartacea esibita possa essere contraffatta». Proprio per raggiungere questo obiettivo è stato de materializzato non solo il contrassegno di assicurazione, ma anche l’attestato di rischio. «Il certificato di assicurazione è stato digitalizzato consentendo la consegna del documento su supporto durevole tramite posta elettronica, previo consenso esplicito dell’assicurato, con notevole risparmio di tempi e costi di spedizione».
Dopo l’entrata in vigore della Banca dati delle coperture assicurative, ha ricordato l’Ivass, è stata posta in essere una «specifica collaborazione con il Ministero dei Trasporti, detentore della banca dati, e con il Ministero dell’Interno, Direzione della Polizia Stradale, per affrontare e limitare possibili inconvenienti derivanti da possibili mancate alimentazioni da parte delle imprese e dall’esecuzione da remoto dei controlli effettuati dalle Forze dell’Ordine». Già, come è oggi la situazione? «A oggi la banca dati delle coperture», ha risposto l’Ivass, «contiene circa il 98% dei contratti; i casi di mancata alimentazione sono limitati a situazioni particolari (ad esempio il contratto sottoscritto il giorno stesso della messa su strada del veicolo) e nei casi di segnalazione di mancata copertura le forze dell’ordine, prima di procedere al sequestro del veicolo, devono comunque vagliare l’eventuale documentazione fornita dall’assicurato, anche se in formato elettronico».
Anche la dematerializzazione dell’attestato di rischio ha contribuito a semplificare il processo assicurativo. «Precedentemente l’assicurato doveva ricevere a casa l’attestato rilasciato dalla propria impresa per consegnarlo all’eventuale nuovo assicuratore. Con l’istituzione della banca dati», sottolinea l’Ivass, «le informazioni sulla storia pregressa di tutti gli assicurati sono conservate a disposizione dei singoli assicurati e delle imprese che devono prestare le coperture senza bisogno di ulteriori adempimenti».
I reclami pervenuti in Ivass in tema di rilascio dell’attestato di rischio «sono passati dai 961 del 2014 (anno precedente alla dematerializzazione) a 181 del 2016».
Fabio Sgroi
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