Il ceo di European Brokers, intervenuto recentemente a un convegno di Asseprim, ha fatto il punto soffermandosi su alcuni aspetti della nuova normativa.
European Brokers è una delle società di brokeraggio italiane che, dal 2005, lavora anche nel settore della medical malpractice, coprendo il mercato healthcare pubblico e privato e fornendo i propri servizi per tutto il mondo relativo all’ospedalità privata (Aiop) e religiosa. L’aumento del fenomeno del contenzioso per le strutture sanitarie, ma anche per i singoli professionisti, non ha fermato la società guidata dal chief executive officer Carlo De Simone (foto a lato), che ha dovuto far fronte, fra l’altro, all’assenza di interlocutori nel mercato assicurativo italiano e a budget sempre più limitati.
Intervenuto a un recente convegno organizzato da Asseprim (Federazione nazionale servizi professionali per le imprese) sugli effetti della Legge Gelli, De Simone ha fatto il punto sulla situazione attuale per quanto riguarda il settore assicurativo e su come potrebbe evolvere nel momento in cui la legge sarà operativa in pieno, partendo dalla presenza-assenza di compagnie impegnate in questo ramo. «Il mercato è stato caratterizzato dalla presenza sporadica di qualche compagnia estera che si è affacciata sull’Italia in una logica “mordi e fuggi” e quella di qualche società monopolista che oggi non esiste più, come Faro Assicurazioni; ma c’è anche chi oggi è presente e la fa da padrone nella sanità privata e pubblica, come AmTrust, con una dimensione certamente più importante. In ogni caso gli interlocutori assicurativi sono pochi», ha osservato il broker. E gli intermediari? «Con la legge Gelli, in tanti si stanno risvegliando e cercano di capire come poter approfittare di questa obbligatorietà prevista dalla Gelli; anche se in ritardo, in molti hanno iniziato a far compilare i questionari alle cliniche, che adesso sono subissate di richieste di questo tipo…».
QUALI RISCHI SI CORRONO – La Gelli presenta sicuramente delle opportunità, ma anche qualche rischio. «Sì», ha risposto De Simone, «il rischio principale è che la nuova legge sia poco chiara dal punto di vista degli effetti. Penso all’uso indiscriminato di quello che è il concetto di autoassicurazione: il fondo autoassicurativo è nel 99% dei casi appostato senza una perizia di riserva attuariale allegata. Questo, per esempio, è uno dei servizi che noi proponiamo a molte strutture private perché in questo modo possiamo dare loro uno strumento efficace, certo e terzo, che certifica le riserve riferite ai sinistri (importanti per non trovarsi a dover fronteggiare il risarcimento in un periodo temporale spostato orizzontalmente nel tempo, in attesa di sentenze della magistratura) e ai premi (la clinica o la struttura privata deve stimare il fabbisogno e il costo economico che potrebbe avere per dover far fronte a sinistri di cui ancora non conosce la presenza). La certificazione è uno degli elementi che la Gelli probabilmente andrà a solleticare», ha affermato De Simone.
PREMI DELLE POLIZZE IN AUMENTO? – Il ceo di European Brokers ha detto la sua anche su uno dei temi più spinosi, vale a dire il costo delle polizze per chi esercita la professione sanitaria. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a un incremento dei premi delle polizze, ma occorre chiedersi anche se gli stessi, in passato, fossero commisurati effettivamente alla reale portata degli andamenti tecnici delle compagnie e quindi del rapporto sinistri/premi. E ovvio che l’ammontare del contenzioso, la crescente sensibilizzazione del paziente e altri fattori sono stati determinanti».
De Simone, comunque, a proposito dell’apporto da parte del settore assicurativo a questo tema, si è detto fiducioso. «Se i decreti attuativi daranno delle indicazioni chiare a questa legge, sicuramente potrebbe tornare l’interesse anche di gruppi che si erano ritirati o di compagnie tradizionali italiane che non si erano più affacciate sul mercato della medmal». Ma non si farà di tutta l’erba un fascio per quanto riguarda le strutture da assicurare. «Le compagnie stanno differenziando le strutture ad alto rischio (ginecologia, ostetricia, ortopedia) da quelle a rischio minore, come per esempio centri diagnostici e piccoli laboratori, che presentano rischi non da medmal pura, ma standardizzati», ha fatto presente De Simone. «Diverso è il tema riguardante i singoli medici che sta avendo un interesse forse maggiore rispetto a quello delle strutture sanitarie».
DIGITALIZZAZIONE – Di fondamentale importanza, per De Simone, è il tema della digitalizzazione dei dati che la legge Gelli introduce. «Forse questo è uno degli elementi più interessanti della norma», ha osservato il broker. «Se le strutture si adegueranno in ambito di progresso, di dati, di analisi e di trasmissione ai centri regionali e poi al centro nazionale, probabilmente avremo un’analisi statistica dei dati molto più attenta, utile per il mercato assicurativo e soprattutto per andare a ponderare i casi di rischio da dover mettere sotto protezione».
Fabio Sgroi
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