Il general manager della rappresentanza italiana di Qbe Insurance Group: «Vogliamo consolidare la posizione che abbiamo nei rami property and casualty e nelle financial lines, ma con la volontà di espandere ulteriormente l’attività specialistica a livello europeo. In Italia guardiamo con particolare interesse al comparto cyber e al life science e stiamo valutando anche le opportunità nei rischi construction e nel sustainable energy».

Allineare la branch italiana alla strategia comune della casa madre in Europa. È questo il principale obiettivo che Qbe Italia intende perseguire. Ed è il compito affidato a Davide Anselmo, che 15 mesi fa ha assunto il ruolo di general manager della rappresentanza italiana di Qbe Insurance Group, assicuratore e riassicuratore internazionale. «Vogliamo affermarci come player di riferimento nel mondo corporate upper middle market. In Italia, Qbe è ancora percepita principalmente come un assicuratore specializzato, non come un player mainstream. I broker con cui lavoriamo ci riconoscono solidità tecnica, competenza e professionalità, ma non sempre pensano a noi per primi quando devono collocare un rischio», spiega Anselmo in questa intervista a Tuttointermediari.it.
Il manager, che vanta oltre 20 anni di esperienza nel settore assicurativo (è stato, tra l’altro, in Cna Hardy, Dual e Aviva), ha le idee chiare su dove si vuole arrivare: «La nostra ambizione è cambiare questo equilibrio: quando un broker deve posizionare un rischio aziendale, vogliamo essere tra i primi nomi che gli vengono in mente».
Domanda. Lei è approdato in Qbe Italia contestualmente al lancio di un nuovo piano industriale?
Risposta. Sì, e mi ritengo fortunato. Il mio ingresso in Qbe Europe è coinciso con la chiusura anticipata della prima fase quinquennale del piano strategico, grazie al raggiungimento dell’obiettivo di un miliardo di euro di raccolta premi in anticipo rispetto al termine prefissato. Proprio alla fine del 2024 è stato quindi definito il nuovo piano industriale, denominato Core 2030, che guiderà la strategia di Qbe per i prossimi cinque anni.
D. Quali sono i punti principali del nuovo piano?
R. Il nostro obiettivo è consolidare la posizione che abbiamo nei rami property & casualty e nelle financial lines, ma con una chiara volontà di espandere ulteriormente la nostra attività specialistica a livello europeo. In Italia guardiamo con particolare interesse al comparto cyber e al life science e stiamo valutando con attenzione anche le opportunità nei rischi construction e nel sustainable energy (che oggi presidiamo in modo indiretto grazie al supporto di altre branch Qbe). La direzione è chiara: vogliamo offrire in tutta Europa una gamma coerente e completa di soluzioni per i clienti corporate e mid-market. La nostra ambizione, nei mercati che abbiamo selezionato, è diventare uno dei primi cinque assicuratori di riferimento.
D. Come sta andando il 2025 per Qbe Italia e come prevedete di chiuderlo?
R. Ho grande ottimismo e sono convinto che riusciremo a raggiungere gli obiettivi prefissati.
D. Come è composto, oggi, il portafoglio della compagnia?
R. Qbe è storicamente conosciuta in Italia per la sottoscrizione di general liability, quindi di rischi casualty e ancora oggi rimane la linea che ha la quota maggiore della raccolta premi, seguita dal property. In termini percentuali più del 50% del nostro portafoglio è costituito dal liability, circa il 20% dalle financial line, il resto dal property.
D. L’obbligo di legge relativo alle polizze cat nat. Qbe come si è mossa? Secondo lei rappresenta un’opportunità?
R. Ci siamo concentrati in primis nell’approfondire la normativa e conseguentemente abbiamo adeguato i prodotti che già avevamo in portafoglio per garantire piena conformità. Per rispondere alla seconda domanda, credo che questa evoluzione normativa sia coerente con il nostro posizionamento nel mondo corporate e rappresenti un’occasione per rafforzare il dialogo con le aziende su temi di resilienza e gestione del rischio. Molte delle imprese da noi assicurate erano già sensibili al tema eventi catastrofali, ma il nuovo obbligo ci consente di consolidare relazioni e proporre soluzioni sempre più mirate e innovative.
D. Cyber. C’è chi sostiene che tutto stia andando alla grande e parla di successo e c’è chi invece vede questo business ancora agli albori, magari sottolineando anche come l’offerta attuale sia incompleta. Quale è la sua opinione?
R. Da un lato i grandi broker si sono strutturati sul tema. Hanno iniziato a informare i clienti, soprattutto quelli più sensibili, e hanno cominciato a proporre una offerta cyber più articolata e completa, rendendosi conto che non è la polizza da sola l’elemento vincente, ma è il servizio che fa la differenza e che deve essere agganciato a una proposition che comprenda formazione, assistenza post sinistro e piani di business continuity… Dall’altro lato ci sono le compagnie che inizialmente hanno posto sul tavolo prodotti cyber senza però pensare immediatamente a quel corollario di servizi importanti di cui parlavo prima, ma che ora a loro volta stanno strutturando meglio la propria offerta. Come è naturale per ogni ambito innovativo, è un work in progress continuo, pertanto non mi stupisce che questo ambito rappresenti un po’, come ha affermato lei, sia un successo, sia un punto di domanda.
D. La posizione di Qbe Italia quale è?
R. Per Qbe quella del cyber è innanzitutto una global proposition, che riguarda quindi anche Qbe Europa. In tutti i Paesi nei quali operiamo crediamo nel prodotto cyber, abbiamo investito nel suo sviluppo armonizzando le caratteristiche della polizza in tutti i mercati. In Italia, in particolare, stiamo avendo un ottimo riscontro sul target di clientela corporate upper middle market, che ha una sensibilità differente rispetto alla piccola e media impresa.
D. Altri rischi nuovi su cui state puntando?
R. Il life science, in particolare. Nel corso degli anni, il prodotto general liability per le aziende del mondo farmaceutico è andato evolvendosi, introducendo alcune caratteristiche, coperture, estensioni e una struttura della soluzione assicurativa più rispondente alle tipicità di questa industria. Noi siamo presenti su questo segmento di business, con un prodotto su cui puntiamo molto. Un altro industry segment interessante è quello del construction, sul quale siamo in fase di assesment delle soluzioni. C’è poi, ed è un novità, tutto il mondo delle sustainable energy, dove siamo presenti grazie a una copertura operation dedicata a tutte quelle aziende del comparto e che sono, o saranno nei prossimi anni, orientate verso un’attività di produzione di energia più sostenibile. Altra novità è l’ambito warranty indemnity, dove stiamo sfruttando le nostre competenze, avvalendoci di un hub esterno, per intercettare delle opportunità da affiancare alle nostre linee principali.
D. Parliamo dei canali di distribuzione. Qbe Italia commercializza i suoi prodotti attraverso i broker. Quanti sono a oggi?
R. Circa un’ottantina.
D. Si tratta di società di brokeraggio grandi e medie?
R. Sicuramente tra i nostri partner annoveriamo società leader del mercato del brokeraggio, ma collaboriamo anche con qualche operatore di dimensioni più contenute, comunque che hanno una struttura forte in termini di portafoglio, raccolta premi, dipendenti, commerciali, tecnici e dipartimenti sinistri.
D. Cosa pensa del mercato del brokeraggio assicurativo in Italia, con fusioni e acquisizioni che sono all’ordine del giorno? Questo fenomeno influenza, in un certo senso, la vostra attività distributiva?
R. Umanamente le risponderei che le aggregazioni fra broker rappresentano una perdita di valore e di ricchezza di questo mercato, anche se comprendo che sono motivate da logiche di sostenibilità e solidità del business, soprattutto quando le dimensioni non consentono di competere in modo efficace. Lato compagnia le dico che questo fenomeno ha un impatto minore in quanto i broker con cui collaboriamo restano sostanzialmente gli stessi e le partnership continuano a evolvere, rafforzandosi e consolidandosi nel tempo. In sintesi, il nostro modello distributivo non subisce stravolgimenti, ma coglie l’opportunità di lavorare in modo ancora più strutturato con interlocutori strategici.

D. Altri canali distributivi?
R. Abbiamo qualche rapporto di collaborazione e di fiducia con quelle che vengono definite managing general agent. Anche in questo caso parliamo di realtà strutturate attraverso cui arriviamo ai clienti target di Qbe.
D. Intelligenza artificiale, un tema di estrema attualità. In quali ambiti la state utilizzando?
R. Sono rimasto piacevolmente sorpreso da quanto Qbe sia attiva nell’utilizzo o anche solo nell’esplorazione di questo strumento tecnologico. Le faccio un esempio: dallo scorso mese tutti i dipendenti di Qbe stanno avendo la possibilità di utilizzare Copilot, lo strumento di intelligenza artificiale di Microsoft. Io personalmente ho cominciato a testarla già dall’inizio dell’anno, nell’ambito di un progetto pilota, per rendere il mio lavoro più efficiente e più veloce. Il nostro Copilot opera esclusivamente all’interno dell’ambiente Qbe, con solide misure di tutela dei dati dei clienti e controlli stringenti sulla qualità delle informazioni e delle risposte. Le indicazioni dell’AI sono sempre un supporto, mai un sostituto: vengono verificate dalle nostre persone e le decisioni finali restano sempre in capo a un essere umano. Stiamo utilizzando l’intelligenza artificiale, poi, anche per sviluppare tutta una serie di applicativi e soluzioni di supporto dei nostri prodotti, per esempio in ambito cyber.
D. Sono trascorsi 15 mesi da quando ha assunto la guida di Qbe Italia. Un bilancio di questa nuova esperienza?
R. Sono contentissimo ed entusiasta della scelta che ho fatto. Ho l’opportunità di imparare e di lavorare in un mondo, quello del property and liability che conoscevo dal punto di vista didattico e teorico, ma meno da quello pratico. È un mondo che mi incuriosisce e e mi appassiona, spingendomi ad andare oltre, approfondendo le logiche che stanno dietro le dinamiche sottoscrittive. Contrariamente a tanti altri colleghi, non sono capitato per caso in questo ambito: ho sempre avuto interesse per il settore assicurativo, da studente ho deliberatamente scelto che da grande avrei voluto fare il sottoscrittore e lavorare nel mondo delle assicurazioni. Sono contento di aver trovato una compagnia aperta, dinamica, con una strategia chiara e con un desiderio di creare un team unito per raggiungere un unico obiettivo: il successo della compagnia europea. Anche dal mercato sono arrivate risposte positive che rimarcano il cambio di passo che ha avuto Qbe Italia da un anno a questa parte. Tutto questo mi dà ancora più energia per andare avanti e raggiungere i prossimi obiettivi.
Fabio Sgroi
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