Il tema è stato discusso venerdì scorso a Napoli, nel corso del primo workshop 2016 organizzato da Uea. Ecco come è andata.
«Sui rischi catastrofali e i danni di natura ambientale, per essere realmente partner delle imprese e tutelare il patrimonio abitativo italiano, il mondo delle assicurazioni deve fare di più. Da un lato sul fronte della fabbrica prodotto, ancora troppo lenta nel recepire l’evoluzione delle esigenze del mercato e poco innovativa in termini di clausole specifiche e servizi pre e post sinistro. Dall’altro su quello, tante volte affrontato da Uea fin dai tempi del terremoto di L’Aquila, di un impegno serio e costruttivo nella promozione di un sistema pubblico-privato di gestione degli eventi catastrofali». È questo il messaggio sintetizzato da Francesco Barbieri, vicepresidente di Uea, che ha tirato le fila dell’incontro Strumenti operativi a supporto delle coperture per i danni ambientali e per quelli naturali e catastrofali che si è tenuto venerdì scorso a Napoli. (Nella foto a lato)
Come ricordato anche dal consigliere Uea, Alfonso Santangelo, la scelta del capoluogo partenopeo, e della Camera di Commercio, come sede del primo workshop del calendario Uea 2016, «è particolarmente significativa sia per il rischio sismico e alluvionale a cui è soggetto il territorio campano, sia per le emergenze ambientali legate alla Terra dei Fuochi, all’area dell’ex Italsider e allo smaltimento dei rifiuti». L’incontro ha visto la partecipazione di intermediari professionali, esperti di disaster recovery, certificazioni e tutela legale oltre ad Antonio Coviello, autore di un contributo scientifico sul risk management dei rischi catastrofali.
Marina Robino, consigliere Uea, ha approfondito le soluzioni attualmente presenti sul mercato a copertura dei danni ambientali evidenziandone le carenze rispetto ai rischi effettivi a cui sono esposte le aziende nel normale esercizio della loro attività. Robino ha riportato ai partecipanti un dossier svolto dal Pool Inquinamento, ma anche due case history di danni da inquinamento accidentale, che hanno permesso di rilevare alcuni aspetti chiave: «si tratta di eventi che possono occorrere anche ad aziende considerate “a basso rischio” (basta un banale incendio in un piccolo supermercato); è fondamentale che le polizze abbiano massimali elevati perché anche piccoli sinistri possono comportare costi diretti e indiretti particolarmente ingenti; la consulenza professionale dell’agente può fare la differenza sia in termini di sensibilizzazione delle imprese rispetto all’adeguatezza delle proprie coperture, sia in fase di gestione del sinistro».
L’intervento del consigliere Vittorio Brambilla di Civesio ha tracciato una panoramica complessiva del fenomeno “Nat/Cat” in Italia e nel mondo, ma soprattutto ha “decostruito” i principali alibi comunemente avanzati per giustificare il mantenimento dello status quo: «il problema della conoscenza del territorio italiano e della mancanza di un’approfondita mappatura dei suoi rischi sismici e idrogeologici; il problema della supposta “unicità” della situazione italiana e inapplicabilità di soluzioni/modelli mutuati da altri paesi; il problema del costo di una ipotetica copertura assicurativa obbligatoria e della sua percezione come una ulteriore “tassa” imposta dall’alto». (fs)
© RIPRODUZIONE RISERVATA