Secondo la terza edizione dell’indagine Zurich – Gfk Eurisko, il 13,5% del campione ritiene di non essere soggetto a potenziali attacchi informatici e il 15% ritiene di avere messo in atto politiche e adottato strumenti in grado di proteggere l’azienda da attacchi informatici.
Le Pmi continuano a sottovalutare i rischi di attacchi informatici e gli imprevisti nella supply chain. L’ennesima conferma arriva anche dalla terza edizione dell’indagine Zurich – Gfk Eurisko sui rischi di 3.000 piccole e medie imprese in 15 Paesi del mondo.
Se a livello internazionale solo il 17% ritiene di essere soggetto a episodi di cyber crime e il 55% degli intervistati ritiene che la perdita dei propri fornitori strategici non avrebbe ricadute sull’attività ordinaria dell’azienda, in Italia il 13,5% del campione pensa di non essere soggetto a potenziali attacchi informatici e il 15% è convinto di avere messo in atto politiche e adottato strumenti in grado di proteggere l’azienda da attacchi informatici. Sempre nel caso dell’Italia, il 58,5% degli intervistati ritiene che la perdita di fornitori di riferimento non avrebbe ricadute sull’attività ordinaria dell’azienda, forse perché dalla ricerca è risultato che le Pmi italiane hanno un numero di fornitori più alto, rispetto per esempio alle Pmi portoghesi o irlandesi, e per questo motivo il grado di dipendenza da parte dei fornitori risulta più basso.
Nel corso dell’ultimo anno, i principali timori delle Pmi italiane legati al fenomeno del cybercrime sono legati al furto dei dati dei clienti (25%), interruzione del business (virus, oscuramento del sito) (23,5%) e danno reputazionale (11,5%). (fs)
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