Nel 2018 il campione preso in esame ha dichiarato 444 contratti in essere, con un volume premi superiore a tre milioni di euro. Ed è forte la variabilità dei prezzi, che evidenziano un premio medio poco al di sotto di 8.000 euro e un massimo di diverse centinaia di migliaia di euro.
Il servizio Ricerca e Studi dell’Ania ha lanciato a gennaio dell’anno scorso una nuova statistica associativa incentrata sulle coperture assicurative contro il rischio informatico (le cosiddette coperture cyber) offerte dalle imprese italiane. Oggetto della rilevazione sono i prodotti assicurativi per la protezione dei dati immagazzinati su supporto informatico, nonché a copertura dei danni derivanti dalla loro violazione (polizze cyber).
Per polizze cyber si intendono i contratti assicurativi finalizzati alla copertura dei danni, diretti e a terzi, derivanti da violazione, furto, manipolazione di dati immagazzinati e/o trasmessi su supporto informatico e/o alla fornitura di servizi sia precedenti all’evento (identificazione vulnerabilità, implementazione presidi di protezione) sia per la gestione post-evento (ristabilimento operatività, gestione danno reputazionale). Alla richiesta dati, ha specificato l’Ania, hanno aderito al momento solo 5 imprese che operano nel settore danni rappresentative di circa un quarto del mercato in termini di raccolta danni.
Nell’anno di rilevazione 2018 il campione ha dichiarato 444 contratti in essere, con un volume premi superiore a tre milioni di euro. L’Ania ha evidenziato come si sia riscontrata una forte variabilità nei premi con un premio medio poco al di sotto di 8.000 euro e un premio massimo di diverse centinaia di migliaia di euro.
La distribuzione percentuale dei contratti e dei premi è concentrata nel nord-ovest. Ciò è ascrivibile, secondo l’Ania, al fatto che la maggioranza delle entità finanziarie hanno sede in quell’area. Una quota minoritaria dei contratti è concentrata all’estero, circa il 12%, che però rappresenta oltre il 30% dei premi. Quanto alla distribuzione per ramo di attività, la maggioranza dei rischi è concentrata nel ramo assistenza che però raccoglie solo il 2% dei premi. Il 70% dei premi è raccolto dal ramo altri danni ai beni (11% dei contratti), che comprende la copertura interruzione dell’attività, il danno più rilevante collegato al rischio cyber.
«È opportuno sottolineare che la statistica sottostima notevolmente il numero dei contratti cyber in Italia a causa della mancata partecipazione alla statistica di importanti player e per la mancata inclusione, per motivi tecnici, di molti prodotti multi rischio», ha precisato l’Ania. «Il volume premi rilevato è invece probabilmente più vicino al dato reale. Il rischio di interruzione dell’attività, compreso nel ramo altri danni ai beni, si conferma quello più difficile da assumere (e dunque il più oneroso da coprire)». (fs)
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