mercoledì 29 Ottobre 2025

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COMUNICAZIONE ALL’IVASS DEI DOMINI E SOTTODOMINI: UNA INDAGINE MOSTRA «UN BASSO ADEGUAMENTO ALLA NORMATIVA DA PARTE DEGLI INTERMEDIARI»

La percentuale totale di siti dichiarati è di appena il 2,35%. Ecco come è la situazione suddivisa per sezioni (Rui), per tipologia di mandato e per geolocalizzazione.
 

L’Ivass ha pubblicato, il 24 agosto scorso, il primo aggiornamento della lista dei siti internet comunicati dagli intermediari italiani iscritti al Rui e da quelli esteri iscritti nell’elenco annesso al Rui, utilizzati per promuovere o collocare prodotti assicurativi.

Il nuovo servizio dell’Ivass legato alla comunicazione dei domini e sottodomini degli intermediari, però, non sembra coinvolgere appieno questi ultimi. La percentuale totale di siti dichiarati (appena il 2,35%), suddivisa per sezione, mostra infatti «un basso adeguamento alla normativa da parte degli intermediari». È quanto evidenzia una indagine a cura di Graziano Mitaritonda, nel settore assicurativo da 22 anni, esperto in elaborazioni statistiche e commerciali con particolare focus sul Registro unico degli intermediari.

Prima di entrare nel dettaglio dell’analisi è opportuno ricordare come la lista dell’Ivass non includa: i siti che sono risultati non accessibili, in costruzione, bloccati, in manutenzione; i siti contenenti esclusivamente l’accesso a “un ambiente protetto” tramite credenziali/login e quindi non accessibili al pubblico; i siti delle compagnie assicurative in quanto non riferiti specificamente all’intermediario; i siti nei quali si offrono beni o servizi diversi all’assicurazione, qualora non contengano una specifica sezione per la promozione e/o il collocamento di prodotti assicurativi; i profili social e le pagine web personali non adibiti ad attività di intermediazione assicurativa.

E ora l’indagine. Come si evince dalla tabella sotto (cliccaci sopra per ingrandire), alla data del 24 agosto scorso sono solo 5.375 gli intermediari assicurativi (su un totale di 228.496 iscritti al Rui) che hanno dichiarato il sito o i siti (in tutto 7.512): appena il 2,35%.

«Un primo benchmark lo otteniamo dalla sezione D del Rui, dove», fa notare Mitaritonda, «gli intermediari sono molto più allineati alla normativa e infatti hanno un discreto livello percentuale di siti dichiarati (61,82%). Tuttavia un numero accettabile poteva essere un valore poco sotto il 100%: risulta difficile immaginare, infatti, di avere una “banca” senza dominio o sottodominio».

E veniamo ad agenti e broker. Per Mitaritonda «anche gli agenti sono certamente sottostimati rispetto al “percepito”, probabilmente perché sono in ritardo con la comunicazione. I broker “dichiaranti” sono meno del 10% del totale, ma la particolarità è che dichiarano quasi due siti a testa (1,89)».

La sezione E del Rui evidenzia un basso impatto. «Solo lo 0,84% dei subagenti ha dichiarato almeno un sito internet», fa notare Mitaritonda. «È pur vero che, in questo caso, abbiamo tanti iscritti legati a categorie che difficilmente promuovono un proprio dominio… pensiamo per esempio ai dipendenti di agenzia o ai dipendenti di banche o sim. Un altro aspetto da considerare per questa sezione è che la comunicazione passa attraverso il proprio intermediario di primo livello (A, B o F). Questa strategia non agevola certamente le comunicazioni verso l’Ivass».

Infine la sezione C. «Non ha alcuna dichiarazione. La normativa prevede che siano le imprese assicurative a iscrivere i siti dei propri intermediari di questa sezione. Possibile che non ci sia alcun sito su 970 persone? Oppure sono le imprese di assicurazione che non hanno ottemperato a tale comunicazione?», si chiede l’esperto.

MONOMANDATARI E PLURIMANDATARI – L’indagine evidenzia come dei 5.375 intermediari dichiaranti, 4.056 siano plurimandatari e 363 monomandatari. «Nei rimanenti 956 ci sono chiaramente tutti i broker e pochi altri intermediari che non rappresentano alcun mandato nel Rui». Su 4.419 intermediari rappresentanti di mandato (363 + 4.056), il numero di plurimandatari rappresenta il 92% del totale.

Per Mitaritonda «è plausibile pensare che un plurimandatario, a prescindere dalla sezione di appartenenza, abbia maggior interesse di valorizzare il proprio nome attraverso un sito». L’indagine tiene conto del fatto che l’appartenenza al “plurimandato” conta il numero di mandati presenti nel Rui. Ciò comporta un disallineamento rispetto alla realtà; tuttavia la differenza tra i due gruppi rimane elevata (un agente che abbia un mandato vita e uno danni della stessa compagnia, nel Rui conta due mandati – quindi plurimandatario -, ma nella realtà l’agente è monomandatario).

GEOLOCALIZZAZIONE – Sono stati analizzati, infine, i dati relativi alla geolocalizzazione degli intermediari dichiaranti. Su 5.375 intermediari che hanno dichiarato almeno un proprio dominio, 4.910 sono geolocalizzabili sul territorio. Come si vede dalla tabella in basso (cliccaci sopra per ingrandire), risulta «evidente», ha concluso Mitaritonda, «come il nord Italia abbia dichiarato molto più dei colleghi del sud Italia».

Fabio Sgroi

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