mercoledì 22 Ottobre 2025

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COMPAGNIE ASSICURATIVE E BANCHE: LA MAGGIOR PARTE FATICA A MASSIMIZZARE IL VALORE DEI PROPRI INVESTIMENTI NEL CLOUD

I risultati di una indagine condotta dal Capgemini Research Institute.
 

C’è una «netta» differenza tra il modo in cui le istituzioni finanziarie tradizionali e quelle di nuova generazione (cioè quelle digital-native che sfruttano la tecnologia per trasformare i servizi finanziari) guardano ai loro investimenti tecnologici nel cloud. È quanto ha evidenziato il World Cloud Report for Financial Services 2025 del Capgemini Research Institute (l’indagine ha coinvolto dirigenti del settore dei servizi finanziari e dirigenti senior dei settori fintech e insurtech di 13 mercati).

Secondo il report, banche e compagnie assicurative si rivolgono «sempre più spesso» a soluzioni cloud per mitigare i rischi riconducibili a fattori come «l’inefficienza nella raccolta e nella gestione dei dati, le lacune nella cybersecurity, le complessità normative e l’evoluzione delle aspettative dei clienti», e questo è testimoniato da un aumento del 26% nell’utilizzo di termini legati al cloud nelle relazioni annuali delle 40 principali società bancarie e assicurative a livello globale tra il 2020 e il 2023.

Nonostante tutto, le aziende «si trovano ad affrontare ostacoli nella massimizzazione del valore del cloud, poiché alcune problematiche di tipo operativo continuano a influenzare i dirigenti, rallentando il rendimento delle iniziative di trasformazione e degli investimenti nel cloud». Meno del 40% dei dirigenti si dichiara «pienamente soddisfatto» dei risultati ottenuti dalle proprie soluzioni cloud, come la capacità di fornire una riduzione dei costi operativi (33%), una maggiore scalabilità (27%), un’accelerazione dell’innovazione (26%), dati e analisi avanzati (24%) e un miglioramento in termini di sicurezza e compliance (21%).

Il report ha messo in evidenza che questi ostacoli «sono dovuti a un approccio di migrazione al cloud basato su un modello “lift-and-shift”, a una rapida scalabilità che porta a costi più alti del previsto, a modelli di pricing complicati e a pratiche di governance e gestione inefficaci».

Inoltre, il report ha sottolineato come l’81% dei dirigenti consideri la mancanza di tecnologie adeguate «un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi aziendali». La maggior parte degli intervistati ritiene che l’intelligenza artificiale (81%), l’analisi predittiva (75%) e l’automazione robotica dei processi (65%) siano «cruciali per supportare un ecosistema cloud». Tuttavia, le istituzioni tradizionali si dimostrano «attualmente carenti» nella maturità e nelle competenze necessarie per queste tecnologie: solo il 15% ha una maturità «elevata» in termini di intelligenza artificiale, il 30% nelle analisi predittive e il 22% nell’automazione robotica dei processi.

Sempre secondo la ricerca, il 12% delle banche e delle compagnie assicurative può essere considerato “cloud innovator” («aziende che hanno una strategia cloud ben definita, supportata da piattaforme scalabili e da partnership consolidate a livello di ecosistema, rese possibili da capacità tecnologiche avanzate»).

Un approccio, questo, che porta vantaggi «significativi»: il 32% degli innovatori supera gli obiettivi di upsell e cross-sell rispetto al 12% dei concorrenti; il 32% supera gli obiettivi di monetizzazione dei dati rispetto al 10% delle altre istituzioni; il 22% supera gli obiettivi di sviluppo di prodotti innovativi rispetto al 10% della concorrenza.

Per accelerare l’efficienza operativa e l’innovazione, il report ha suggerito a banche e compagnie assicurative di adottare un approccio «incentrato sui dati e sul cloud». Ciò richiede una «particolare attenzione alla creazione di applicazioni cloud-native, all’investimento in professionisti specializzati nel cloud, alla costruzione di una cultura che incoraggi la condivisione di idee e best practice e alla democratizzazione dell’accesso alla tecnologia per tutti i team». (fs)

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