giovedì 11 Settembre 2025

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BASSI TASSI E NUOVI RISCHI: SONO LE PROSSIME SFIDE CHE ATTENDONO IL SETTORE ASSICURATIVO

Ne è convinto Daniele Franco, presidente dell’Ivass, che spinge l’industria assicurativa a un nuovo approccio all’offerta,  per essere competitivi nei costi e mantenere un carattere distintivo, rispetto agli altri gestori del risparmio. Nell’ambito della protezione, invece…

Daniele Franco

Quali sono le sfide che attendono il settore assicurativo, italiano ed europeo, nei prossimi anni? «Si suddividono in due grandi aree: quella previdenziale o di risparmio e quella di protezione». Ne è convinto Daniele Franco, presidente dell’Ivass, e lo ha ribadito nel corso del suo intervento durante l’ultima assemblea dell’Ania di lunedì scorso.

Per quanto riguarda la prima area, Franco ha ricordato come il persistere di tassi di interesse particolarmente bassi, anche negativi, e la prospettiva che questa condizione sia destinata a durare a lungo incidano «significativamente sul segmento vita, sia nella gestione dei contratti in corso sia nell’offerta di nuovi prodotti, dove si assiste a una generalizzata tendenza alla riduzione delle garanzie finanziarie offerte». E questo è un problema. Serve, quindi, «un nuovo approccio all’offerta, adattando, ove necessario, le regole e la stessa costruzione dei prodotti al nuovo contesto economico, profondamente mutato negli ultimi anni», ha sottolineato Franco.

Nella ricerca di questo nuovo punto di equilibrio il confronto dell’Ivass con l’industria e il mercato «continuerà a essere costante e diretto». Franco ha poi aggiunto che la tenuta e lo sviluppo dell’offerta assicurativa «in un quadro di accresciuta concorrenzialità su questa significativa quota del risparmio delle famiglie (i premi vita annui valgono il 6% del Pil) richiederà, ancora più che oggi, la capacità di essere competitivi nei costi e di mantenere un carattere distintivo, rispetto agli altri gestori del risparmio, in termini di prestazioni e garanzie offerte, siano esse di natura finanziaria o di altro tipo, quali quelle legate a variabili demografiche».

La seconda area è quella della protezione. La pandemia ha messo in luce rischi prima «non evidenti o non ben compresi. Si pensi a quelli derivanti dal brusco aumento della domanda di cure mediche intensive (il rischio di non poter ricevere cure adeguate), dagli effetti delle misure volte a contenere i contagi (il rischio di non poter svolgere la propria attività lavorativa), dalla riduzione della mobilità in ambito nazionale e tra paesi (il rischio di non potersi spostare per lavoro, per motivi familiari o per turismo)».

Più in generale, ha specificato Franco, «si sono confermati i profili di vulnerabilità del sistema economico di fronte a eventi catastrofici, che compromettono il regolare funzionamento delle attività produttive. Sistemi economici tecnologicamente avanzati, con una forte divisione del lavoro e un’ampia integrazione internazionale possono risultare particolarmente esposti. La lezione da trarne è che occorre rafforzare sia la prevenzione sia la capacità di gestione delle crisi. Il settore pubblico e quello privato devono cooperare sotto entrambi i profili». Musica per le orecchie dell’Ania, che da anni batte con insistenza questo tasto.

Una questione, una esigenza che a maggior ragione è emersa con la pandemia. «È evidente che l’intervento pubblico è fondamentale per affrontare situazioni eccezionali come quella che stiamo vivendo», ha osservato Franco. «Emerge, tuttavia, un potenziale importante ruolo per l’industria assicurativa, che deve offrire a individui e imprese forme di assicurazione che affianchino l’intervento pubblico di emergenza e consentano di rispondere alle esigenze specifiche di ciascun soggetto. Sta anche all’industria prospettare soluzioni, individuare schemi in grado di affiancare l’azione dello Stato di fronte a rischi remoti, con caratteristiche inattese e con conseguenze molto gravi».

Fabio Sgroi

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