lunedì 20 Ottobre 2025

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AON E LA “GLOBAL RISK MANAGEMENT SURVEY 2021”: IN ITALIA IL RISCHIO PIU’ TEMUTO E’ L’INTERRUZIONE DELL’ATTIVITA’

Le imprese italiane preoccupate anche per gli attacchi informatici e per gli effetti della crisi economica.  

Aon plc, azienda attiva a livello mondiale nei servizi professionali, ha reso noto i risultati della sua Global Risk Management Survey 2021, l’indagine che raccoglie ogni due anni i contributi di migliaia di risk manager operanti in 60 paesi/territori nazionali e 16 diversi settori per identificare i principali rischi e le sfide che le loro organizzazioni stanno affrontando.

L’edizione 2021 ha coinvolto oltre 2.300 manager di aziende pubbliche e private. La business interruption è il rischio più temuto dal campione di aziende italiane, seguito dal rischio informatico, primo della lista invece dei rischi attuali e futuri previsti a livello globale e presente tra i primi 10 rischi di ogni area geografica, settore e tipologia di intervistato.

Per quanto riguarda la top 10 dei rischi per le imprese italiane, questa riflette il panorama attuale, in particolare il Covid-19 e il suo impatto sulle organizzazioni, e si discosta di poco dalla classifica internazionale, differenziandosi da questa solo per la presenza del rischio connesso alla maggiore velocità nei cambiamenti dei fattori di mercato e il rischio di credito della controparte. Ecco, comunque, la classifica: 1. Interruzione dell’attività; 2. Attacchi informatici/data breach; 3. Crisi economica/lenta ripresa; 4. Danno alla reputazione/brand; 5. Rischio di incremento del prezzo delle materie prime/scarsità dei materiali; 6. Aumento della concorrenza; 7. Maggiore velocità nei cambiamenti dei fattori di mercato; 8. Rischio pandemico/crisi sanitaria; 9. Cambiamenti normativi/legislativi; 10. Rischio credito della controparte.

Hanno partecipato all’indagine 164 intervistati, pari al 7% del campione totale, appartenenti per l’81% al settore privato, in particolare a quello industriale e manifatturiero (20%), delle istituzioni finanziare (14%) e dell’energy e utilities (oltre 12%); in misura minore (6%) al settore pubblico.

Questa la top ten dei rischi globali: 1. Attacchi informatici/data breach; 2. Interruzione dell’attività; 3. Crisi economica/lenta ripresa; 4. Rischio di incremento del prezzo delle materie prime/scarsità dei materiali; 5. Danno alla reputazione/brand; 6. Cambiamenti normativi/legislativi; 7. Rischio pandemico/crisi sanitaria; 8. Problematiche relative a distribuzione o approvvigionamenti; 9. Aumento della concorrenza; 10. Incapacità di innovare/soddisfare i bisogni dei clienti.

Rory Moloney

«Storicamente, i risk manager e gli assicuratori hanno imparato e preso decisioni analizzando i dati dei danni nel momento in cui si sono verificati. Questo approccio deve evolvere per gestire in modo proattivo le esposizioni emergenti, come le catene di approvvigionamento complesse. Non possiamo fare affidamento solo sul passato per informare i rischi futuri», ha dichiarato Rory Moloney, chief operating officer for enterprise clients di Aon. «Molti dei principali rischi identificati nel sondaggio di quest’anno evidenziano quattro aree chiave nelle esigenze dei clienti, in particolare i bisogni insoddisfatti sotto forma di rischi long-tail. Questi rischi sono molto più all’orizzonte di quanto si creda. C’è una crescente consapevolezza della necessità di affrontare queste “incognite conosciute”. Mentre fronteggiamo eventi senza precedenti, la sfida sarà come sviluppare al meglio le soluzioni per prepararsi adeguatamente e gestirli».

La Global Risk Management Survey 2021 di Aon ha evidenziato che, nonostante gli aumenti nei livelli di preparazione alla gestione del rischio riportati per i rischi tradizionali, la crescente volatilità e la natura mutevole dei 10 rischi principali hanno portato «alla più alta perdita di fatturato mai segnalata dalle aziende».

Anche se le aziende non hanno elencato il cambiamento climatico come rischio principale (al 23esimo posto, 21esimo in Italia), questo è «intrinsecamente legato ad altri rischi più tangibili, dove l’impatto immediato è misurabile, come l’interruzione dell’attività, la scarsità dei materiali, i danni alla reputazione, i cambiamenti normativi e i problemi della catena di approvvigionamento, che rientrano nella top 10 dei rischi». Un altro rischio sottovalutato, l’Enviromental, social and governance (Esg), si è posizionato al 31esimo posto (41esimo in Italia), dal numero 39 del 2019. Si prevede che l’Esg entrerà nei primi 15 rischi a livello globale nei prossimi tre anni. (fs)

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