Nei giorni scorsi ha presentato alla giunta una lettera di dimissioni da associato: «Anapa è oggi un organismo nel quale non mi riconosco più; negli ultimi anni la struttura si è trasformata andando incontro a una involuzione che ha, tra l’altro, azzerato il dibattito interno».

Un altro dei fondatori di Anapa (Associazione nazionale agenti professionisti di assicurazione) se ne va. È Alessandro Lazzaro. Ed è un pezzo da novanta. Il 30 novembre 2012 a firmare l’atto costitutivo della nuova associazione davanti al notaio erano in tre: Vincenzo Cirasola (attuale presidente), Enrico Ulivieri (anche lui uscito da Anapa anni fa) e, appunto, Lazzaro, che aveva assunto il ruolo di vicepresidente.
L’agente operativo a Palermo si era poi dimesso nel 2015 e dunque da allora non ricopriva più alcun incarico in seno all’associazione (ha preso solo parte al tavolo di lavoro del rinnovo accordo Ana), ma figurava come semplice iscritto. Fino a qualche giorno fa. Lazzaro ha infatti presentato alla giunta esecutiva di Anapa le sue dimissioni da associato dopo una riflessione «di molti mesi».
Una decisione definita «sofferta quanto irreversibile», dettata dal fatto che «nel corso degli anni si è consumata una trasformazione», andando contro quella che era stata l’originaria idea di Anapa, vale a dire «un’associazione fondata e trainata dai gruppi agenti, che dovevano fungere da motore propulsivo e da alimentatore di uno spirito che, progressivamente, si è perso».
Per Lazzaro c’è stata una «involuzione» che ha «progressivamente modificato geneticamente Anapa in una struttura nella quale non mi riconosco più». È mancata, in sostanza, «quella capacità di radicarsi sul territorio e di aggregare realtà diverse» e anche «quella dialettica e quel confronto dal quale scaturiscono le idee». Non solo. «L’unico elemento distintivo è il Ccnl, la cui delegazione doveva e dovrebbe essere maggiormente supportata nel definire un rinnovo che agonizza da troppo tempo, in particolare in un periodo economicamente favorevole per le agenzie».
Per Lazzaro «non esiste un dibattito interno, o perlomeno non arriva agli iscritti, non un’idea di futuro e di come affrontare questioni di vitale importanza per la categoria, così come quelle della quotidianità». Inoltre, «ciò che appare all’esterno è il ricondurre in modo quasi sistematico l’azione di Anapa nell’ottica di una impostazione basata sulla realtà Generali, che è sicuramente una componente importante del mercato e di Anapa, ma che è del tutto diversa e non assimilabile a nessun’altra italiana».
Lazzaro ha infine sgomberato il campo da qualunque dubbio, precisando che non è sua intenzione, con queste dimissioni, «perseguire alcun fine volto all’acquisizione di poltrone o di visibilità».
Fabio Sgroi
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