I virgolettati che l’ex amministratore delegato del gruppo veronese avrebbe reso a novembre scorso all’autorità di vigilanza e riportati dall’Ansa tre giorni fa hanno indotto il Gruppo agenti Cattolica e Assocap Gruppo agenti Cattolica – divisione Fata a diramare una nota agli iscritti. L’ex Ad avrebbe detto che…
Sta facendo discutere quanto pubblicato dall’Ansa tre giorni fa relativamente alle dichiarazioni che Alberto Minali, ex amministratore delegato di Cattolica, avrebbe reso alla Consob lo scorso 15 novembre, due settimane dopo la sua uscita dal gruppo veronese.
E, fra le tante affermazioni-denuncia, c’è un passaggio che chiama in ballo anche gli agenti. Secondo quanto pubblicato dall’Ansa, a proposito dell’operato del vertice della società, l’ex Ad si sarebbe trovato di fronte a «uno schema di mantenimento del potere posto in essere attraverso il controllo delle deleghe raccolte tramite agenti, fornitori e consulenti aziendali» grazie a «interessenze» e a una «rete relazionale» in grado «di influenzare l’esito delle votazioni in assemblea, determinando la maggioranza dei voti a favore dei rinnovi delle sue candidature, il tutto mediante atti simulati a danno della parità di trattamento dei soci».
La notizia, ripresa poi da altre testate giornalistiche, ha indotto il Gruppo aziendale agenti Cattolica (presieduto da Donato Lucchetta) e Assocap Gruppo agenti Cattolica – divisione Fata (presieduta da Diego Milani Brugna) a diramare una nota ai rispettivi iscritti nella quale, «con biasimo», le due rappresentanze agenziali «disconoscono completamente ed assolutamente il contenuto» delle dichiarazioni virgolettate rese da Minali, «e rimangono in attesa di conoscerne i dettagli per valutare le determinazioni da assumere in ogni sede ad eventuale difesa della professionalità, della dedizione, dell’etica, della moralità e dell’impegno costante che la rete agenti, senza soluzione di continuità, ha sempre dimostrato verso la società, indipendentemente dai manager, risultandone storicamente, l’asse portante». Così, Lucchetta e Milani Brugna.
Fabio Sgroi
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