«Concentrazione del settore assicurativo e della distribuzione, rischi emergenti di difficile valutazione, nuovi obblighi assicurativi, aumento dei premi, irruzione di una tecnologia digitale dagli effetti potenzialmente enormi. Questi fattori rappresentano un esame che, secondo noi, gli intermediari possono superare, a patto che…».

«Concentrazione del settore assicurativo e della distribuzione, rischi emergenti di difficile valutazione, nuovi obblighi assicurativi (per imprese, professionisti e famiglie), aumento dei premi, irruzione di una tecnologia digitale (intelligenza artificiale) dagli effetti potenzialmente enormi». Per Lorenzo Sapigni, rappresentante generale per l’Italia ed european underwriting & claims director di Cgpa Europe, compagnia specializzata nella Rc professionale degli intermediari assicurativi, questi fattori rappresentano per agenti e broker un vero e proprio esame in chiave futura. Un esame definito «difficile».
Tuttavia, ha affermato lo stesso Sapigni, «la conoscenza di agenti e broker che Cgpa Europe ha acquisito in tanti anni di attività ci rende ottimisti sull’esito di questo esame», a patto, però, che gli intermediari «focalizzino l’attenzione e gli sforzi su alcuni punti che riteniamo decisivi per affrontare con successo la nuova sfida».
Il primo punto è difendere la centralità nel mercato, ha osservato Sapigni. «Che gli intermediari siano il perno del sistema distributivo italiano è indiscutibile, ma nel mercato che sta prendendo forma non sarà scontato. Dalla centralità fisica di oggi (l’agente/broker come canale abituale e necessario per assicurarsi) alla centralità della competenza (l’agente/broker come riferimento indispensabile per orientarsi nelle complessità del quadro economico e regolamentare). È facile cogliere le implicazioni di questo passaggio: bisognerà capire la direzione delle attività economiche; sviluppare competenze su materie nuove e orientarsi alla formazione continua richiesta dalla velocità dei cambiamenti; affinare la consulenza e, quindi, comunicare meglio con i clienti».
Altro punto ritenuto “nodale” è la gestione strategica dei canali. Per Sapigni bisogna «creare modelli distributivi adeguati alle proprie competenze e alle caratteristiche della propria base clienti, evitando di appiattirsi sulle decisioni delle imprese mandanti che vanno invece affiancate in modo propositivo. La multicanalità deve essere modellata sul proprio profilo».
Il terzo punto chiave è incrementare qualità ed efficienza della gestione operativa. In questo caso le voci da considerare sono numerose: amministrativa, contabile, dati, sottoreti, portafoglio prodotti, collaborazioni, sinistri. «La complessità del quadro normativo e regolamentare rende la gestione onerosa e alza l’asticella della conformità», ha affermato il rappresentante generale per l’Italia di Cgpa Europe. «Assolvere il dovere di adeguatezza del prodotto offerto e del consiglio professionale sarà sempre più complesso con riflessi inevitabili sulla responsabilità civile (risarcimento del danno causato dall’errore professionale) e su quella amministrativa (sanzioni erogate da Ivass in caso di violazione delle norme sull’attività di distribuzione). Tutto questo per dire che gli intermediari devono porsi l’obiettivo di rivedere i processi interni in un’ottica complessiva finalizzata non solo alla compliance, ma anche alla competitività (aumentare il business tenendo sotto controllo i costi)».
Nell’elenco dei punti di attenzione, Sapigni inserisce anche la capacità di cogliere le opportunità offerte dal mercato, con riferimento alla Rc auto (estensione del concetto di circolazione), al rischio di catastrofi naturali (obbligo di assicurarsi) e alla sanità (obbligatorietà della polizza assicurativa per gli operatori sanitari implementata dal regolamento attuativo della Legge Gelli).
Infine, le tecnologie digitali. «Si parla molto di intelligenza artificiale prevedendone (spesso con timore) un uso estensivo nelle imprese con la conseguente automazione delle attività svolte dagli umani», ha osservato Sapigni. «Il tema richiederebbe un’analisi approfondita, ma un punto va rimarcato: la consulenza dell’intermediario a imprese e famiglie su questioni delicate e rilevanti (non solo sotto il profilo economico ma anche emotivo) non è sostituibile da una macchina. Agenti e broker, piuttosto, hanno l’obbligo di conoscere le applicazioni possibili della tecnologia e metterle al servizio del proprio modello di business per aumentare le performance di efficacia/ efficienza. Derivata (inevitabile) dello scenario che abbiamo delineato è l’aumento delle responsabilità e dei rischi, ma non c’è altra strada: sarà proprio la consapevolezza della responsabilità a proteggere dalla nuova concorrenza, che non ha e non avrà la conoscenza e la competenza dell’intermediario assicurativo professionale». (fs)
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