Il Gruppo guidato da Carlo Cimbri ha chiesto e ottenuto di essere ascoltato presso le commissioni riunite Finanze e Attività Produttive della Camera dei Deputati. E l’appartenenza ad Ania è ormai solo un ricordo…
La notizia è passata quasi inosservata ai più, ma la dice lunga su dove vuole andare il Gruppo Unipol che, fuoriuscito dall’Ania (c’è tempo fino alla fine dell’anno per fare un passo indietro, ma non sembra esserci alcun ripensamento da parte del colosso assicurativo guidato da Carlo Cimbri), è sempre più intenzionato a correre da solo.
Lo scorso 18 giugno, il gruppo bolognese è stato sentito in audizione presso le commissioni riunite Finanze e Attività Produttive della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame del Ddl Concorrenza. L’Ania era stata sentita qualche giorno prima.
Ma perché è stato deciso di sentire una singola compagnia assicurativa? Le motivazioni sono state spiegate ai deputati (in sede di presentazione) da Guglielmo Epifani, presidente della commissione Attività produttive della Camera: «Abbiamo deciso di audire il gruppo Unipol perché da qualche mese non è più rappresentata dall’Ania e, così come abbiamo ascoltato Ania che rappresenta quasi tutti i gruppi assicurativi, non potevano non sentire Unipol, soprattutto perché alcune materie oggetto del provvedimento (fra cui l’Rc auto, ndr) la riguardano direttamente: il gruppo Unipol è il numero uno in Italia nei danni e quindi si rendeva necessario questo tipo di audizione».
Il Gruppo Unipol era rappresentato in commissione da Enrico San Pietro (nella foto mentre espone il punto di vista di Ugf davanti ai deputati), vicedirettore generale area assicurativa, danni e sinistri di UnipolSai, Vittorio Verdone, direttore affari istituzionali e regolamentari di Ugf e dal capo delle relazioni esterne di Unipol Gruppo, Stefano Genovese.
Per quanto riguarda l’analisi del Ddl Concorrenza (CLICCA QUI per leggere le slide presentate), i rappresentanti di Unipol hanno espresso un giudizio sostanzialmente positivo, ponendo l’attenzione, fra l’altro, sulla tabella della macrolesioni («occorrerebbe intervenire visto che i risarcimenti italiani sono i più alti in Europa»), sul modello bonus – malus («non risulta più rappresentativo della storia assicurativa ai fini di una tariffazione tecnica realmente premiante») e sull’identificazione dei testimoni («da estendere a tutti i sinistri»).
Fabio Sgroi
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