Secondo gli ultimi dati dell’Ivass, nel 2021 i fondi accantonati hanno toccato quota 433 milioni di euro, in riduzione rispetto all’anno precedente (-9,4%).
Secondo gli ultimi dati resi noti dall’Ivass, nel 2021 le strutture sanitarie pubbliche hanno accantonato fondi per un importo di 433 milioni di euro, in riduzione rispetto all’anno precedente (-9,4%) e al 2017 (-26,8%), quando ha raggiunto il suo massimo. La consistenza dei fondi complessivamente accantonati, sempre con riferimento al 2021, era pari a 2,34 miliardi di euro, in aumento del 19,9% rispetto al 2017.
Come è noto, le strutture sanitarie possono gestire internamente, in tutto o in parte, il rischio da Rc sanitaria. Le strutture che optano per questa soluzione costituiscono fondi specificamente destinati a risarcire i pazienti che hanno subito errori sanitari, alimentati da accantonamenti annuali.
Nell’accumulazione dei fondi sono emerse delle differenze tra le singole aree geografiche. In rapporto alla popolazione residente, il livello dei fondi accantonati per abitante è risultato comparabile tra il nord Italia e il sud (intorno ai 40 euro), mentre è più contenuto al centro (poco più di 30 euro). A livello regionale, in rapporto al numero di abitanti, la consistenza maggiore dei fondi accantonati per abitante si è registrata per l’Umbria (104,1 euro), seguita dal Veneto (80,4 euro).
Per quanto riguarda gli accantonamenti e i premi pagati alle imprese assicurative per i rischi da Rc sanitaria delle strutture, è emerso che tra il 2014 e il 2021 il valore degli accantonamenti, per le sole strutture pubbliche, è stato sempre superiore a quello dei premi (come si evince dal grafico in alto) e il rapporto tra le due grandezze è ammontato a circa l’1,75% nell’ultimo anno di osservazione. (fs)
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