Il consigliere Riccardo Cesari ne ha parlato recentemente. Ecco cosa ha detto.
La riforma del sistema bonus / malus? «È un’esigenza resa ormai improrogabile dall’effetto (del tutto previsto) di concentrazione dei veicoli nella classe universale più bassa». Per Riccardo Cesari, consigliere dell’Ivass, è uno degli interventi «più importanti e urgenti» da fare per «dare nuovi impulsi concorrenziali al mercato della Rc auto». Ne ha parlato qualche settimana fa nel corso della riunione della commissione di allerta rapida di sorveglianza dei prezzi, che si è tenuta presso il Ministero dell’Industria e del Made in Italy (Mimit).
«Il meccanismo in vigore, che vede (in prima approssimazione) il veicolo salire di due classi in caso di sinistro e scendere di una classe in sua assenza», ha osservato Cesari, «implica, agli attuali livelli di frequenza dei sinistri, un inevitabile addensamento dei veicoli nella classe più bassa CU 1 per via del solo passare del tempo. Non a caso, infatti, circa il 90% dei veicoli si trova oggi in classe 1 con conseguente perdita di significatività delle classi universali di rischio e dell’intero sistema bonus/malus».
Il consigliere dell’Ivass ha ricordato come il mercato abbia ovviato a questo problema «con la creazione, presso ogni compagnia, di un sistema di classi di merito “interne”, che tuttavia sono tra loro disomogenee, anticoncorrenziali, non “portabili” e non trasparenti per l’utente finale».
Da dove deve partire un’eventuale riforma? «Dal problema di fondo di ogni sistema di bonus/malus, vale a dire la misurazione del rischio. Oggi», ha affermato Cesari, «continua ad avere molta importanza la dimensione territoriale, per cui due veicoli identici, con la stessa sinistrosità pregressa, ricevono quotazioni molto diverse a seconda della provincia di residenza. Nello stesso tempo, chi non ha track record (per esempio i giovani neopatentati) riceve quotazioni prudenziali elevate tipiche della classe d’ingresso 14 (a prescindere dalla “legge Bersani” e dalla sua estensione “familiare”, di fatto neutralizzata)».
Visto che la black box è diventata «uno strumento di rilevazione molto diffuso, presente su almeno un quinto dei veicoli in circolazione, l’Antitrust ha di recente proposto, per stimolare la mobilità della clientela, l’individuazione di un set minimo di informazioni sullo stile di guida dei conducenti che possa essere “portabile” da una compagnia a un’altra. La competizione tra imprese ne verrebbe accresciuta, gli effetti di lock-in dei clienti verrebbero ridimensionati e ne beneficerebbero tutti gli assicurati. La prossima Legge per la Concorrenza potrebbe essere l’occasione normativa giusta».
Anche l’attestato di rischio, di cui all’articolo 134 del codice delle assicurazioni private, «potrebbe essere arricchito di ulteriori informazioni oltre quella del numero dei sinistri degli ultimi 10 anni, per una migliore profilazione del rischio», ha osservato Cesari.
Fabio Sgroi
© RIPRODUZIONE RISERVATA











