Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, ha trattato l’argomento all’ultima assemblea annuale dell’associazione, indicando le misure da adottare…
I cambiamenti demografici e in particolare l’invecchiamento della popolazione. Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, ha toccato anche questo tema all’ultima assemblea annuale dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici di qualche settimana fa.
«Una popolazione che invecchia presenta nuovi e maggiori bisogni di protezione contro i rischi legati all’età avanzata e la nostra ultima indagine europea ha rilevato che più di un terzo delle persone non risparmia a sufficienza per la propria vecchiaia», ha affermato Farina.
Quale contributo può offrire il settore assicurativo? Per la presidente dell’Ania «può rendere possibile l’accesso alla protezione necessaria per dare tranquillità a milioni di persone di tutte le generazioni. Già oggi lo Stato fa fatica a soddisfare i bisogni sanitari e assistenziali dei cittadini, come dimostra l’entità della spesa sostenuta direttamente dagli italiani, spesso in condizioni di emergenza. È necessario e urgente far sì che il welfare italiano possa rispondere alle nuove domande, sfruttando le sinergie fra pubblico e privato. Serve un’azione sempre meglio coordinata che favorisca lo sviluppo della previdenza complementare, definisca un sistema di sanità integrativa e preveda un meccanismo che gradualmente arrivi a coprire tutti i cittadini contro il rischio di non autosufficienza. Ma vorrei dirlo chiaramente: non si tratta di costruire un welfare privato riservato a chi se lo può permettere. È possibile, invece, sviluppare una partnership fra pubblico e privato che sia inclusiva e orientata alla prevenzione e all’invecchiamento attivo per tutti».
In ambito previdenziale, a fronte di un quadro normativo e di un mercato delle forme pensionistiche complementari che secondo Farina sono «già consolidati, occorrono azioni mirate e incisive, volte a promuovere e rivitalizzare le adesioni. Nel campo della sanità, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destina importanti risorse alla sanità per riforme e investimenti. Tuttavia», per la presidente dell’Ania, «poco è stato fatto per integrare meglio sicurezza sociale e assicurazione privata. Si stima che le forme sanitarie integrative (fondi e casse sanitarie, società di mutuo soccorso, polizze assicurative) abbiano circa 16 milioni di assicurati, ma i 5 miliardi di premi e contributi sono poca cosa rispetto ai circa 40 miliardi direttamente spesi dai cittadini per farmaci e prestazioni sanitarie. Occorre definire un vero e proprio Patto per la salute degli italiani, un secondo pilastro regolamentato che riesca a mutualizzare e, dunque, ridurre i costi per i singoli, anche attraverso un trattamento fiscale uniforme e di favore. Sarebbe un grande contributo di coesione sociale. Il riordino della sanità integrativa deve poi procedere parallelamente alle decisioni sulla non autosufficienza, che ormai non sono ulteriormente procrastinabili per gestire il dramma sociale che essa rappresenta». (fs)
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