lunedì 17 Novembre 2025

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INTERMEDIARI E CONSIGLIO PROFESSIONALE: QUATTRO SUGGERIMENTI PER EVITARE CONSEGUENZE IN CASO DI ERRORI

L’avvocato Alessandro Calzavara ne ha parlato nel corso di un recente evento organizzato dal Centro studi intermediazione assicurativa (Cesia).
 
Alessandro Calzavara

«Il consiglio professionale? È un’attività che deve, comunque e sempre, esserci nel momento in cui un intermediario inizia un rapporto con un cliente». È quanto ricordato da Alessandro Calzavara, avvocato, in occasione di un recente evento organizzato dal Cesia, il Centro studi intermediazione assicurativa (Cesia), istituzione promossa da Cgpa Europe, compagnia specializzata nella Rc professionale degli intermediari.

«Il consiglio professionale accompagna sempre la proposta di un prodotto / contratto», ha sottolineato Calzavara, «rappresenta l’attività che il distributore deve compiere per verificare coerenza e adeguatezza rispetto al questionario demands and needs».

Per l’avvocato, il consiglio «è il risultato di un’attività di informazione passiva e attiva che può sinteticamente individuarsi nel questionario (quando esistente) e nella proposta di assicurazione. Partendo dal prodotto base (insieme), il consiglio professionale dovrebbe individuare la combinazione di garanzie (sottoinsiemi) più idonea a soddisfare le esigenze del cliente non solo nella fase prodromica (la conclusione del contratto), ma altresì durante la vita del contratto (in particolare se poliennale), in modo da mantenerlo sempre adeguato alle esigenze dell’assicurato».

L’obiettivo che gli intermediari devono perseguire, in sostanza, è di «consentire all’assicurando di pervenire a una scelta consapevole, perché come ci ricordano alcune sentenze, anche di Cassazione, non sempre l’assicurato è un conoscitore della materia assicurativa e  non sempre le condizioni di polizza sono scritte in modo chiarissimo per un profano. Serve, quindi, qualcuno che lo prenda un po’ per mano e lo porti a una conclusione che rappresenti per l’assicurato, in prospettiva, un risultato utile in termini di copertura».

Ma cosa serve per arrivare a un consiglio professionale che sia degno di questo aggettivo? «Una formulazione del consiglio professionale che eviti conseguenze in caso di errori (presunti o reali) deve basarsi su formazione e aggiornamento professionale, tracciabilità e monitoraggio», ha sottolineato Calzavara. «Formazione e aggiornamento professionale sono due presupposti essenziali. L’attività deve riguardare anche i prodotti e la loro evoluzione, gli aspetti tecnici e quelli di compliance. La tracciabilità include il rispetto delle regole comportamentali, il percorso seguito (consegna di modelli, set, allegati e altro), le informazioni ricevute dal cliente e quelle che gli sono state rese, la prova documentale delle proposte formulate. Il monitoraggio, infine, prevede un sistema di controlli interni e la creazione di un libro dei processi, uno strumento utile per la prevenzione che, in caso di accertamento di violazioni, può essere valutato positivamente dall’autorità di vigilanza». (fs)

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