mercoledì 05 Novembre 2025

Il mondo dell’intermediazione assicurativa in primo piano

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE APPLICATA AL SETTORE ASSICURATIVO: IL PUNTO DI ACCENTURE

Andrea Lorenzoni, managing director della società di consulenza: «Oggi è il momento di investire in questa tecnologia perché è matura, ha costi ridotti e già porta benefici importanti in termini di risparmi e anche sul livello di soddisfazione del cliente».

 

Andrea Lorenzoni

Intelligenza artificiale. Come si sta sviluppando nel settore assicurativo? Nel corso dell’ultimo Italian Insurtech Summit di qualche settimana fa, Andrea Lorenzoni, managing director di Accenture (azienda multinazionale che opera nel settore della consulenza strategica e direzionale), ha fornito un quadro generale che ha evidenziato come questo strumento tecnologico si stia affermando sempre di più in ambito insurance.

«Quando parliamo di artificial intelligence ci riferiamo a una tecnologia trasformativa che si abbina alla digitalizzazione che il settore insurance ormai ha avviato da parecchi anni», ha esordito Lorenzoni. «Digitalizzazione significa avere a disposizione più dati e quindi molte più informazioni. E l’artificial intelligence si abbina bene con dati e informazioni, consentendo di avere una trasformazione ampia di tutti i processi aziendali».  

Il managing director di Accenture ha quindi spiegato perché, oggi, l’artificial intelligence è una tecnologia “matura” e perché le compagnie assicurative dovrebbero investire con priorità in questa direzione. Le ragioni, in particolare, sono due.

«Innanzitutto perché la tecnologia ha un costo sempre più basso, che quindi la abilita a diventare un investimento a un ritorno molto veloce. Se prendiamo in considerazione alcuni dati molto concreti, come per esempio il costo per addestrare un tool di artificial intelligence cloud, questo è passato dai 100 dollari del 2017 ai 10 dollari attuali. E questo grazie anche allo sviluppo delle tecnologie del cloud che mettono oggi a disposizione di tutti quanti degli strumenti che consentono l’addestramento di elementi base dell’artificial intelligence», ha spiegato Lorenzoni.

La seconda spiegazione sta nel fatto che «a fronte di una riduzione del costo tecnologico dell’artificial intelligence si osserva un aumento dei risparmi che questa tecnologia sta portando nel settore. Negli ultimi due anni, per esempio, l’efficienza riscontrata in alcuni processi dopo l’introduzione dell’artificial intelligence ha consentito a un raddoppio dei risparmi ottenuti e si prevede che da qui al solo 2024 sostanzialmente ci possa essere un per tre sull’efficienza prodotta dall’artificial intelligence».

Accenture ha anche condotto una ricerca finalizzata a capire quale possa essere il beneficio dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale relativamente ai vari ambiti all’interno delle compagnie assicurative. «È emerso che le aree dove meglio poter applicare questa tecnologia sono quelle “core”, in particolar modo dell’assunzione dei rischi e della gestione dei sinistri», ha sottolineato Lorenzoni. «Da una nostra ricerca globale è emerso che a causa proprio dell’approccio tradizionale che si ha nella gestione dei sinistri si ritiene che ogni anno siano a rischio qualcosa come 170 miliardi di dollari di premi proprio per l’insoddisfazione dei clienti».

Un’altra area core, ha rilevato Accenture, dove andare a investire nell’intelligenza artificiale è quella dei processi di underwriting. «I dati»,ha aggiunto Lorenzoni, «ci dicono che tutti gli uffici underwriting dichiarano che esistono ancora attività molto manuali che assorbono un tempo importante di attività, di risorse pregiate come gli underwriter e che questo possa essere quantificato in un impatto dai 15 ai 30 miliardi di euro di perdita di efficienza in un anno».

Queste due, dunque, sono le due aree dove Accenture “vede” una migliore applicazione di questa tecnologia. Ma ce ne sono anche altre, come per esempio la customer care. «Stiamo notando applicazioni importanti di artificial intelligence a supporto anche dei venditori e quindi della consulenza che un agente assicurativo può dare ai propri clienti, in ambito vita e danni. Si tratta della possibilità di utilizzare strumenti di artificial intelligence che in maniera sincrona con l’attività che è svolta da un agente assicurativo suggerisce a quest’ultimo elementi propositivi nei confronti dei clienti o suggerisce elementi di discussione col cliente che possano portare a una migliore attività nella vendita», ha affermato Lorenzoni. Inoltre c’è un nuovo ambito di applicazione che Accenture sta osservando. «È quello che passa con il nome di “cobot”, cioè “collaboration robot”, che consente di supportare l’attività delle persone che lavorano nel settore assicurativo. Si tratta di software di intelligenza artificiale che si affiancano, appunto, all’attività del dipendente e spesso gli danno dei suggerimenti sulle cose da fare».

A che punto siamo, in definitiva, con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale? La ricerca globale di Accenture evidenzia questo: «Solo il 12% della cross industry ha raggiunto la vera maturità nell’applicazione di artificial intelligence, ma chi ha fatto ricorso a questa tecnologia ha riscontrato una crescita dei ricavi superiore al 50% rispetto ai concorrenti che non hanno raggiunto lo stesso livello di maturità. Si stima che la percentuale del 12% possa salire al 30% nel 2024», ha affermato Lorenzoni.

In che stato è il settore assicurativo? «Al momento nessuna azienda assicurativa rientra in quel 12% ma è un settore che si sta muovendo e già stimiamo che più del 10% delle aziende avranno raggiunto la maturità nell’artificial intelligence dal 2024. Quindi anche il settore assicurativo sta entrando bene in questa applicazione di tecnologia e a brevissimo si vedranno anche i frutti», ha concluso Lorenzoni.

Fabio Sgroi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IN COPERTINA