La raccolta è diminuita del 2,1%, mentre i sinistri con seguito hanno segnato una flessione del 26% principalmente dovuto al lock down.
I premi del lavoro diretto italiano nel ramo infortuni, raccolti nel 2020 dalle 63 imprese vigilate che hanno esercitato il ramo, sono stati pari a 3,17 miliardi di euro, in calo del 2,1% rispetto al 2019. Secondo quanto reso noto dall’Ivass, i premi del ramo hanno rappresentato nel 2020 il 9,5% del totale dei premi dei rami danni, quota inalterata rispetto all’anno precedente, ma in lieve crescita dal 2015 (9,3%).
Il premio medio pagato per unità di rischio assicurata (al netto degli oneri fiscali e parafiscali) è risultato pari a 55,8 euro, in riduzione sia rispetto ai 58,9 euro dell’anno precedente, sia ai 60,4 euro del 2015.
L’expense ratio (spese di gestione) è stato pari al 36,9% dei premi ed è tornato a salire di due decimi di punto rispetto al 2019, dopo la flessione di 6 decimi di punto dell’anno precedente, a causa della crescita delle provvigioni e delle altre spese di acquisizione e nonostante il calo delle altre spese di amministrazione. Rispetto al 2015, l’expense ratio è salito di due punti dal 34,9% al 36,9%.
Le provvigioni totali hanno rappresentato il 25,3% dei premi (con un aumento di due decimi di punto rispetto al 2019 e di oltre un punto rispetto al 24,2% nel 2015), mentre le altre spese di amministrazione si sono attestate al 6,2% dei premi raccolti (stabili rispetto al 6,3% del 2019, ma in crescita di sei decimi di punto rispetto al 5,6% del 2015). Le altre spese di acquisizione si sono attestate al 5,5% dei premi, in crescita rispetto al 2019 (5,3%) e rispetto al 2015 (5,1%).
Per quanto riguarda i sinistri ne sono stati denunciati 253.567 sinistri con seguito accaduti nell’anno, in calo del 26% rispetto all’anno precedente. La forte riduzione annua, ha sottolineato l’Ivass, è attribuibile al rallentamento dell’attività economica causato dal lock down. Alla diminuzione della sinistrosità si è aggiunto l’aumento delle unità di rischio assicurate (pari a 56.851.769, +4% rispetto al 2019) a determinare la flessione della frequenza sinistri (pari allo 0,45% contro lo 0,62% del 2019).
La velocità di liquidazione dei sinistri accaduti è ammontata al 35,7%, in calo rispetto al 2019 (37%). In termini di importi pagati, lo stesso indicatore è ammontato al 24,1%, in leggero calo rispetto al 2019 (24,8%). La velocità di liquidazione degli importi entro l’anno successivo a quello di generazione ha evidenziato che il 71% degli importi per i sinistri accaduti nel 2019 risultavano liquidati entro il 2020, anch’essi in calo rispetto all’anno precedente (72,4%).
Il costo medio dei sinistri indennizzati nello stesso anno di accadimento è stato di 3.319 euro, con un incremento rispetto all’anno precedente (+20,8%) e al 2015 (+31,4%). L’ammontare medio accantonato a riserva, in previsione di esborsi futuri, è stato pari a 5.816 euro per la generazione di sinistri del 2020, con un incremento del 18,8% rispetto al 2019 (+26,2% rispetto al 2015). Ne deriva quindi un costo medio complessivo di 4.924 euro (+20,1% rispetto all’anno precedente).
Il risultato del conto tecnico al netto della riassicurazione è ammontato a 785 milioni di euro (24,6% dei premi di competenza) raggiungendo, con un aumento del 16,3% rispetto al 2019, il valore massimo dal 2015. La causa principale della crescita, ha evidenziato l’Ivass, è la riduzione degli oneri per sinistri (-134 milioni), a cui si sono aggiunti il calo delle spese di gestione (-18 milioni) e l’incremento dei premi di competenza (+23 milioni), che hanno compensato il dimezzamento dei proventi da investimenti (–39 milioni) e il peggior risultato delle cessioni in riassicurazione e delle altre partite tecniche (-17 milioni).
Il risultato tecnico per unità di rischio è stato pari a 13,8 euro, in aumento di 1,5 euro rispetto al 2019 e di 0,2 euro rispetto al 2015.
Fabio Sgroi
© RIPRODUZIONE RISERVATA