Lorenzo Sapigni, rappresentante generale per l’Italia di Cgpa Europe, spiega perché il futuro può essere roseo per agenti e broker, a fronte di una situazione attuale che certamente nasconde delle insidie.

«La crisi pandemica, riproponendo in modo drammatico il problema italiano della sottoassicurazione, ha valorizzato il ruolo degli intermediari professionali. Per motivi semplici: molte categorie (imprese e individui), fin qui estranee ai servizi assicurativi, si sono avvicinate al mercato e molti assicurati hanno spesso riconsiderato i propri bisogni e cercato nuove risposte. La consulenza, insomma, è diventata un bene prezioso ed è destinata a restare tale per lungo tempo». L’analisi di Lorenzo Sapigni, rappresentante generale per l’Italia di Cgpa Europe, in occasione della recente presentazione dell’Annual Report 2020 del Cesia (Centro studi di intermediazione assicurativa) descrive scenari confortanti per gli intermediari. Nonostante, appunto, la pandemia.
«Gli intermediari professionali italiani», ha affermato Sapigni, «hanno sempre fatto della capacità di indirizzare al meglio le scelte dei clienti un punto di forza e sapranno certamente affrontare questa nuova sfida che, va da sé, è anche un’opportunità di crescita del business». Ma per il rappresentante generale per l’Italia di Cgpa Europe, compagnia specializzata nella Rc professionale degli intermediari assicurativi, «le insidie non mancano. Innanzitutto perché questo ruolo dovrà essere esercitato in uno scenario economico molto difficile (che, inevitabilmente, genera pressioni sui fondamentali del business assicurativo) e poi perché l’evoluzione verso un’attività fortemente digitalizzata richiede capacità di adattamento, anche imprenditoriali, non comuni. Senza contare gli ostacoli posti dall’evoluzione di norme e regolamenti. Ci sono, quindi, nuovi rischi da prevenire e gestire».
Nel 2020, l’impegno del Cesia nell’analisi e nello studio dei rischi della Rc professionale, con la missione di favorire la prevenzione e, più in generale, di migliorare la qualità dell’attività distributiva, è proseguito, non senza difficoltà.
«Ci siamo concentrati su due temi», ha evidenziato Sapigni: «l’applicazione della Product Oversight and Governance (Pog) e gli effetti sul mercato assicurativo e i rischi di responsabilità degli intermediari originati dalla pandemia. Proprio la Pog, uno dei cardini della direttiva sulla distribuzione dei prodotti assicurativi (Idd), sintetizza bene questa fase perché attribuisce all’intermediario assicurativo un ruolo attivo anche nella costruzione dei prodotti. L’applicazione del principio, stabilito dall’Idd, che il prodotto deve avere un valore effettivo per chi lo compra, richiama la conoscenza diretta di persone e imprese e dei loro bisogni, che è propria degli intermediari e li stimola al confronto con le compagnie per trovare le soluzioni più adeguate. La premessa per continuare a essere protagonisti del mercato». (fs)
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