La banca annuncia di aver esercitato l’opzione di acquisto della quota del 65% detenuta da Cattolica nel capitale delle due compagnie. Il motivo? L’operazione con Generali avrebbe cambiato le carte in tavola. Ma il gruppo veronese non ci sta e replica: «La posizione assunta dal BancoBpm è del tutto priva di fondamento, sotto ogni profilo, non trovando riscontro in alcuna previsione né di legge né di contratto».

Attraverso un comunicato diffuso nel tardo pomeriggio di ieri, Banco Bpm ha reso noto di aver comunicato a Cattolica Assicurazioni «l’avvenuto esercizio dell’opzione di acquisto» della quota del 65% detenuta da Cattolica nel capitale delle joint venture Vera Vita (che detiene il 100% della compagnia assicurativa irlandese Vera Financial Dac) e Vera Assicurazioni (che detiene il 100% di Vera Protezione).
La comunicazione di esercizio dell’opzione di acquisto trasmessa a Cattolica, si legge nella nota, «riporta le ragioni che portano a ritenere che l’esecuzione, in data 23 ottobre 2020, dell’operazione societaria e industriale tra Assicurazioni Generali e Cattolica, annunciata al mercato il 25 giugno scorso, abbia determinato un cambio di controllo su Cattolica e pertanto dia titolo a Banco Bpm a esercitare l’opzione di acquisto della quota detenuta da Cattolica nel capitale delle joint venture».
Nella propria comunicazione Banco Bpm ha anche precisato, «formulando ogni riserva al riguardo, di non aver avuto accesso, nonostante ripetute richieste formulate a Cattolica, alla documentazione relativa all’ingresso di Assicurazioni Generali nel capitale di Cattolica ed ai connessi accordi industriali avendo peraltro Cattolica sin qui contestato, nella corrispondenza intercorsa, che si sia verificato un cambio di controllo».
Sempre secondo quanto recita la nota, «il diritto ad acquistare le partecipazioni pari al 65% del capitale detenute da Cattolica nelle joint venture è stato attribuito a Banco Bpm da Cattolica nell’ambito del patto parasociale sottoscritto a marzo del 2018 al ricorrere, tra gli altri, del cambio del controllo anche di fatto di Cattolica da parte di una compagnia assicurativa che svolga, o controlli (direttamente o indirettamente) tra gli altri una società che svolga, servizi o attività bancari in Italia».
Il patto prevede che «l’acquisto della quota del 65% delle joint venture avvenga ai c.d. “own funds” (escluse le passività subordinate) ed è quindi stato calcolato dalla banca in 335,7 milioni di euro circa (sulla base del dato disponibile al 30 giugno 2020). Gli impatti a breve sul capitale derivanti dall’acquisto delle suddette partecipazioni sono alternativamente stimati in 5 bps ovvero 60 bps, a seconda che sia o meno autorizzata l’applicazione del c.d. Danish Compromise, e sarebbero pienamente sostenibili tenuto conto sia dell’attuale elevato ammontare del Cet 1 della banca sia delle possibili opzioni di valorizzazione della partecipazione».
LA REPLICA DI CATTOLICA ASSICURAZIONI – Cattolica Assicurazioni non ci sta e ha subito replicato alla nota del BancoBpm. «La posizione assunta dal BancoBpm è del tutto priva di fondamento, sotto ogni profilo, non trovando riscontro in alcuna previsione né di legge né di contratto come attestato da autorevoli pareri legali indipendenti e dagli orientamenti espressi dalle Autorità di Vigilanza, in particolare col provvedimento di autorizzazione rilasciato da Ivass all’ingresso di Assicurazioni Generali nel capitale».
Sull’iniziativa di BancoBpm, ha continuato Cattolica, «che ha effetti solo potenziali e del tutto teorici, perché integralmente e radicalmente contestata dalla società, che anzi ritiene di avere rilevanti crediti derivanti dagli inadempimenti del BancoBpm agli accordi di bancassicurazione, ci si riserva ogni azione a tutela della posizione di Cattolica anche sul piano risarcitorio e reputazionale».
Cattolica ha poi aggiunto che «in conformità con le previsioni del patto parasociale sottoscritto tra Cattolica e BancoBpm in data 29 marzo 2018 (come successivamente modificato in data 29 ottobre 2018), il prezzo per l’esercizio dell’opzione di acquisto qualora si verificasse un evento di cambio di controllo sarebbe determinato in funzione dell’ammontare dei c.d. own funds, ossia i fondi propri, delle compagnie oggetto della partnership. Si segnala che, al 30 settembre 2020, la cessione in favore di BancoBpm delle partecipazioni detenute da Cattolica in Vera Vita e in Vera Assicurazioni avrebbe potuto determinare un effetto negativo pari a -377 milioni di euro sul conto economico Ias/Ifrs del gruppo. Al contrario, l’impatto sulla posizione di solvibilità alla medesima data sarebbe stato positivo per circa 15 p.p. sul Solvency-II ratio del gruppo Cattolica (portandolo a circa 176% rispetto al valore comunicato pari a 161%)».
Fabio Sgroi
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