Il presidente del gruppo agenti storico della compagnia era stato chiamato in causa dal candidato a consigliere del Cda su quanto comunicato agli iscritti alla luce dell’operazione Cattolica- Generali. «Non è compito del presidente del gruppo agenti dare sicurezze alla rete in relazione a decisioni che esso stesso subisce, né potrebbe farlo per le medesime ragioni», dice.
Gli animi si surriscaldano sempre di più in casa Cattolica. Non bastano le schermaglie fra gli attuali vertici del gruppo e i contrari all’operazione con Generali. Ora anche gli agenti si fanno sentire.
Donato Lucchetta, presidente del Gruppo aziendale agenti Cattolica, ha risposto a Michele Giangrande, candidato della lista numero 2 per la nomina di un consigliere nel Cda (l’elezione è in programma il prossimo 31 luglio, quando si deciderà sulla proposta di trasformare in spa la cooperativa), che lo aveva chiamato in causa in una lettera inviata proprio agli agenti qualche giorno fa.
Una missiva via mail che, sottolinea Lucchetta, è stata inviata «massivamente e senza consenso» da Giangrande alla rete agenti e che, sempre secondo il presidente della rappresentanza agenziale, «contiene affermazioni lacunose e imprecise».
Lucchetta subito evidenzia come «non possa essere compito del presidente del gruppo agenti dare sicurezze alla rete in relazione a decisioni che esso stesso subisce, né potrebbe farlo per le medesime ragioni. Il presidente del gruppo, al contrario, nel suo ruolo istituzionale, ricerca tali sicurezze per la propria rete, tenta di leggere gli eventi, mette insieme informazioni, crea relazioni, e traduce ai suoi iscritti ciò che sono le sensazioni e gli esiti derivanti dalla sintesi dei fatti. Nella comunicazione del Sig. Giangrande, ritenuta invasiva di uno spazio non suo, non sono state peraltro individuate informazioni utili ad una benché minima, seppur preventiva, valutazione di merito, su chi si candida, come lui, al consiglio di amministrazione della società, quali per esempio: modalità di reperimento, tempi e provenienza dei cospicui fondi necessari (imperativo imposto dall’organo di controllo) ed alla loro successiva ipotesi di allocazione; un progetto di piano industriale, basato su fondamentali solidi; gli interventi finalizzati allo sviluppo e i presìdi da salvaguardare; recovery plan e conseguente piano di stabilizzazione del corso del titolo nel caso di mancato collocamento».
Inoltre, prosegue Lucchetta, «rappresenta un obbligo precipuo, morale e professionale per un presidente di gruppo manifestare alla propria rete un pensiero condiviso, relativamente ad una delle ipotesi più accreditate, (le quali peraltro prevedevano tutte la trasformazione in Spa), con un partner dalla riconoscibilità e solidità indiscussa il cui business plan pare poter garantire maggior stabilità ed un più ampio respiro a tutti gli stakeholders, pur con le incognite e le titubanze che le dinamiche di governo dei grandi gruppi e del mercato stesso, lasciano aperte».
La rete degli agenti Cattolica «non ha bisogno di chi prospetta scenari apocalittici tentando maldestramente di far leva sui timori: e gradirebbe, pro futuro, non subire ulteriori simili intromissioni non concordate né autorizzate, né tantomeno gradisce essere coinvolta, per interessi finalizzati, in fatti che, come detto, essa stessa subisce. La rete agenti, per scelta e non per vincolo, da sempre predilige Cattolica come partner preferenziale, e continuerà a farlo se Cattolica saprà garantire alla rete agenti la possibilità di fare impresa con la propria attività. Se dovessero manifestarsi criticità gravi conseguenti a tale strategia, la rete degli agenti Cattolica che non può determinare, come detto, scelte fatte a monte, ma che ha sempre avuto, ha e continuerà ad avere la forza per superare ogni criticità, è pronta, matura e preparata, per determinare il proprio futuro, al di là di ogni brand e di ogni governance».
Fabio Sgroi
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