sabato 11 Ottobre 2025

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IL FUTURO DEGLI AGENTI CATTOLICA? «IL RISCHIO E’ CHE FACCIANO LA FINE DI QUELLI DELLA TORO O DIVENTINO SUBAGENTI DI GENERALI»

I contrari all’operazione Cattolica – Generali (nella fattispecie Casa Cattolica e Michele Giangrande, candidato alla nomina di consigliere del Cda) scrivono agli agenti del gruppo veronese.  

Due lettere, a stretto giro, inviate agli agenti Cattolica. In un momento delicatissimo per il futuro del gruppo veronese. Casa Cattolica, il coordinamento nato per dire no all’operazione con Generali e Michele Giangrande, candidato della lista 2 per la nomina di un componente del consiglio di amministrazione, in vista dell’assemblea del prossimo 31 luglio.

Nei giorni scorsi si sono rivolti agli intermediari, allo scopo di sensibilizzarli sulle insidie del futuro e di fronte agli scenari che potrebbero spalancarsi inesorabilmente.

CASA CATTOLICA – Nella lettera aperta indirizzata agli agenti, i rappresentanti di Casa Cattolica si dicono «molto preoccupati che Cattolica, dopo 124 anni di storia, venga cancellata con un golpe notturno (il riferimento è all’accordo raggiunto con Generali e comunicato nella notte fra il 24 e 25 giugno scorsi, ndr)», attraverso una sorta di «Opa mascherata. Non abbiamo alcuna preclusione nei confronti di Generali, ma siamo preoccupati per i nostri dipendenti, per il nostro territorio che vedrà sparire l’ultima realtà economico finanziaria rimasta e, visto il legame di affetto, siamo preoccupati anche per tutti i nostri agenti».

Una rete che, ha sottolineato la nota di Casa Cattolica, «è sempre stata considerata un’ottima rete con vocazione particolare verso i rischi di massa e il mondo delle Pmi. Oltre a questo, anche una competenza maturata, soprattutto negli ultimi anni, nel ramo auto. Temiamo quindi che, non essendo questa la “mission” di Generali, gli agenti Cattolica possano avere ripercussioni negative».

Del resto, fa presente Casa Cattolica, «sul mercato, le esperienze di reti agenti di società acquisite non sono certo positive. Uno degli esempi più significativi è quello di Toro, compagnia storica che per qualche anno ha mantenuto marchio e agenzie, ma poi è sparita. E molti agenti Toro hanno dovuto cercare altri mandati…».

La lettera di Casa Cattolica pone diversi interrogativi: «Siamo sicuri che sia conveniente essere comprati da un gruppo che capitalizza 23 volte Cattolica? Che faremo una fine diversa dagli agenti di Toro Assicurazioni? Che non diventeremo tutti subagenti Generali? Che il nostro portafoglio prodotti sarà diverso da quello di Generali? Che i nostri soci/clienti non si sentiranno traditi dopo la trasformazione in Spa? Che i nostri clienti compreranno ancora da noi quando Generali ha già 4.129 punti vendita, 1.300 agenzie e 2.300 agenti?».

GIANGRANDE – Dello stesso tenore è la lettera di Giangrande che però, di fatto, tira in ballo il messaggio indirizzato lo scorso 16 luglio da Donato Lucchetta, presidente del Gruppo aziendale agenti Cattolica, agli aderenti alla rappresentanza agenziale. Messaggio che tra l’altro è stato ripreso anche da Tuttointermediari.it.

Nella missiva di Lucchetta, scrive Giangrande, «non ho trovato un solo motivo di certezza che garantisca il futuro di voi agenti di Cattolica. Semplicemente perché, in base al conosciuto, non esistono accordi che vi garantiscano. Ma anche se dovessero esistere avrebbero una durata di 2/3 anni, ovvero giusto il tempo per Generali di progettare e avviare la riconversione delle agenzie. Tutti i soci di Cattolica Assicurazioni sanno e si rendono conto oggi, di fronte al voltafaccia del presidente Bedoni a una intera comunità, qual è il bivio senza ritorno che si troveranno davanti il 31 di questo mese con la paventata trasformazione di Cattolica Assicurazioni da cooperativa in S.p.A. contestualmente alla cessione a Generali della rilevante partecipazione del 24,4 % di Cattolica Assicurazioni. Sempre si è discusso della peculiarità della rete agenziale di Cattolica Assicurazioni, della sua estrema fedeltà al marchio, delle forti competenze e legame con il proprio territorio, dell’inevitabile patrimonio di relazioni che essa porta con sé. Di punto in bianco, senza ragioni apparenti, essa si trova ceduta con tutti i 124 anni di storia della compagnia ad un gruppo che nelle proprie acquisizioni ha sempre assorbito nel sistema le reti agenziali altrui cancellando la loro identità».

Michele Giangrande

In questa situazione, prosegue la lettera di Giangrande, «è facile immaginare che cosa potrà accadere alle vostre agenzie, soprattutto al di fuori dei contesti cittadini. La vostra struttura agenziale è radicalmente diversa da quella di Generali: medie realtà radicate sui territori a contatto diretto con la clientela, con un rapporto privilegiato con i soci di Cattolica».

Per questo, secondo Giangrande, se all’assemblea del prossimo 31 luglio dovesse passare la trasformazione della cooperativa Cattolica Assicurazioni in spa e si perfezionerà l’ingresso di Generali, «le agenzie Cattolica sono destinate a perdere la loro identità, la loro funzione di rappresentanza di una storica compagnia e soprattutto rischiano di diventare, se va bene, una subagenzia della nuova proprietà».

Giangrande ha ricordato anche gli esempi di realtà inglobate dal Leone, come Ina, Assitalia e Toro, «di cui si sono perse le tracce».

Poi, a proposito degli agenti della Toro, «una compagnia molto simile a Cattolica», ha ricordato: «Le insegne e il marchio sono stati cancellati con conseguente omologazione dei prodotti assicurativi, accorpamenti delle agenzie ed inserimento forzato di nuovi soci in co-agenzia per sviluppare le dimensioni ma a chiaro scapito della professionalità e del ruolo dell’agente. Sono convinto che l’agente Cattolica è innanzitutto una persona, con il suo patrimonio di valori, con le proprie specificità professionali, con i propri sentimenti, con le sue realtà societarie per cui ha messo nome, reputazione e fatica. Come può sentirsi oggi un agente Cattolica, se non vilipeso nella propria storia, nelle ragioni ultime di una professione difficile, che lo ha sempre visto in prima fila a fianco della propria compagnia? Tradito».

Giangrande chiude la lettera chiedendo agli agenti di schierarsi «per il no alla trasformazione della nostra cooperativa in spa senza sapere a priori quali siano le garanzie che offre Generali per la rete agenziale».

Fabio Sgroi

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