Francesco Pavanello, presidente del Fondo pensione agenti, replica alle critiche mosse da Anapa.
Prima la risposta del consiglio di amministrazione (24 settembre dell’anno scorso). Adesso quella del presidente Francesco Pavanello (nella foto). Il Fondo pensione agenti rispedisce nuovamente al mittente (Anapa) le accuse ricevute, l’ultima delle quali contenute in una lettera inviata lo scorso 2 febbraio, con la quale Anapa parlava di «lassismo» da parte del Fondo.
In una missiva inviata all’associazione presieduta da Vincenzo Cirasola, e per conoscenza a Sna, Unapass e Ania, il presidente del Fondo pensione agenti chiarisce alcuni aspetti relativi alla situazione di squilibrio tecnico attuariale.
PIANI DI RISANAMENTO – Pavanello, dopo aver ricordato che l’articolo 4, comma 4, del Dm 259/2012 stabilisce che “Qualora le attività non siano sufficienti a coprire le riserve tecniche il fondo pensione è tenuto ad elaborare immediatamente un piano di riequilibrio concreto e realizzabile”, è entrato nel merito, sottolineando che il Cda del Fondo, «fin dal suo insediamento, ha elaborato diverse ipotesi di piani di risanamento, investendo a tal fine i soggetti competenti per l’adozione delle relative determinazioni. Si tratta però solo di progetti, come ben risulta dalla espressione usata “elaborare”, che è termine ben diverso dall’ “adottare”. Qualora il disavanzo fosse stato di modesta entità il Cda avrebbe potuto sottoporre il “progetto” di risanamento direttamente all’Assemblea straordinaria, proponendo una serie di modifiche Statutarie tese al solo contenimento degli oneri futuri (cosa peraltro già fatta dal precedente Cda nel 2012 in presenza del lieve disavanzo evidenziato dal Bilancio Tecnico del 2010). Alla luce della rilevante entità del disavanzo tecnico accertato, quale derivante dall’applicazione delle nuove disposizioni sul calcolo delle riserve tecniche, tenuto conto delle origini dello stesso in ragione delle sproporzionate promesse iniziali e soprattutto ritenendo che un Piano di riequilibrio puo’ essere considerato equo solo se utilizza tutte le leve a disposizione, il Cda ha solo potuto e soprattutto dovuto rimettere la decisione alle Parti Sociali. Infatti, la competenza ad intervenire sulle pensioni in corso di pagamento e sull’entità della contribuzione èattribuita, dal comma 2 bis dell’art. 7 bis del DLgs. 252/05, esclusivamente alle Fonti Istitutive».
ACCORDO FRA LE PARTI – La lettera di Pavanello, che l’ufficio stampa del Fondo ha fatto pervenire a tuttointermediari.it, fa poi riferimento alla «prospettata esistenza di un “Accordo” delle Fonti Istitutive, che dovrebbe essererecepito ed attuato dal Cda».
A questo proposito, scrive Pavanello, «rileviamo che non è tale una generica condivisione “con le dovute precisazioni” (ad opera di due sigle non rientranti nell’originario novero delle Fonti Istitutive) dellaproposta formulata dall’Ania con la lettera del 6 ottobre 2014. Ben per questo il Cda, con lettera del 5dicembre 2014, ha chiesto la formalizzazione dell’Accordo in un verbale sottoscritto tra le Parti.A conferma del fondamento di detta richiesta, segnaliamo che il Regolamento Covip recante la procedura diapprovazione dei Piani di riequilibrio, prevede l’invio all’Autorità del testo dell’Accordo tra le FontiIstitutive attinente agli interventi inseriti nel piano di riequilibrio.Oltretutto va ricordato che la facoltà attribuita ex lege alle Fonti Istitutive, di ridurre le prestazioni, deveconfrontarsi con il consolidato orientamento giurisprudenziale di rigorosa salvaguardia dei diritti acquisiti intema di pensioni, cosicché essa, proprio per la sua eccezionalità, deve essere esercitata con estremo rigore epuntualità, sia dal punto di vista procedimentale e formale che dal punto di vista sostanziale.Inoltre, considerato che il Ministero del Lavoro ha deciso di assumere un’iniziativa importante, convocandole Parti Sociali per tentare il definitivo raggiungimento dell’Accordo, quantomeno per rispetto nei confrontidelle Istituzioni, attendiamo di conoscerne l’esito finale».
ASSEMBLEA DEI DELEGATI – Il presidente del Fondo interviene anche sul tema delle elezioni dei membri dell’assemblea dei delegati. «Riguardo poi alla critica mossa in relazione all’asserito avvio “in anticipo” delle consultazioni per l’elezione dei componenti dell’Assemblea dei Delegati, evidenziamo che il Cda si è semplicemente attenuto al Regolamento Elettorale, parte integrante dello Statuto, secondo cui “almeno sei mesi prima della scadenza del mandato dei componenti dell’Assemblea” (nel nostro caso maggio 2015) il Cda provvede ad indire il Referendum. È quindi evidente che il Cda, al quale spetta la puntuale attuazione delle disposizioni Statutarie, non avrebbe in alcun modo potuto procrastinare l’elezione dei componenti dell’Assemblea dei Delegati, anzi, al contrario, la mancata attuazione di una precisa norma statutaria avrebbe comportato una grave inadempienza dell’Organo amministrativo. In ogni caso, tale attività, coesiste, e in nessun modo pregiudica o ritarda tutte le altre attività che il Cda di volta in volta è tenuto ad affrontare, prima fra tutte, allo stato attuale, quella relativa al riequilibrio del Bilancio Tecnico attuariale. Da quanto sopra esposto risulta quindi del tutto evidente l’infondatezza delle critiche di “lassismo” rivolte al Cda del Fondo che, al contrario, per quanto di propria competenza, si è sempre attivato con tempestività». (fs)
© RIPRODUZIONE RISERVATA











