Il presidente del Gruppo agenti di assicurazione Toro (Gaat), intervenendo sulla questione relativa all’intesa del gruppo triestino con Poste, fa riferimento alla coerenza: «Per anni abbiamo chiesto come agenti di lavorare con più compagnie in concorrenza tra loro e non appare allora coerente “pretendere” che le compagnie non utilizzino canali leciti poiché consentiti da quelle norme sulle quali non riusciamo, come categoria, a incidere in modo significativo».

«Generali ha fatto un accordo che non ci piace, ma Generali è anche la stessa compagnia che in piena emergenza coronavirus ci ha dimostrato concreta vicinanza. E sono poche ad averlo fatto». Lo dice Roberto Salvi, presidente del Gruppo agenti di assicurazione Toro (Gaat), a proposito dell’ufficialità dell’accordo di collaborazione fra Poste Italiane e i gruppi assicurativi Generali e Unipol. E parla di fatti.
Contattato da Tuttointermediari.it, Salvi fa presente che in una recente call tra i presidenti dei gruppi agenti del mondo Generali e il ceo di Generali Italia, Marco Sesana, «all’invito di quest’ultimo rivolto agli agenti di diventare maggiormente efficaci nell’utilizzo degli strumenti informatici digitali e remoti (in relazione all’emergenza sanitaria legata al coronavirus) ha replicato solo il sottoscritto evidenziando alcune riserve su questi strumenti. E ho rappresentato, tra l’altro, anche la delibera sull’argomento del Comitato dei presidenti Sna del giorno precedente legata proprio a “ostacolare, limitare, respingere ogni forma di disintermediazione agenziale e tutti gli strumenti che siano direttamente funzionali a tale scopo”. E anche in questa occasione nessuno dei presidenti presenti ha ritenuto di obiettare nulla».
Poi, in un’altra call, il 27 maggio scorso, Sesana ha comunicato la notizia dell’accordo con Poste Italiane «e anche in questa occasione i rappresentanti dei colleghi hanno taciuto con l’unica eccezione del sottoscritto e di Vincenzo Cirasola. Comprendo, pertanto, le parole del presidente dello Sna, Claudio Demozzi, certamente non riferibili al Gaat. Sono anzi contento di questo intervento proprio perché il giorno successivo i presidenti Confagi hanno deciso di rompere il silenzio inoltrando a Generali Italia una lettera di fuoco, una di quelle comunicazioni destinate a cambiare il corso della storia. Aggiungo inoltre che gli iscritti al Gaat operano nella Rc auto, grazie alla Gaat Service, con altre 5 compagnie e arrivano frequenti proposte di altre compagnie per avviare ulteriori collaborazioni».
Generali ha sottoscritto un accordo che non piace a Salvi, ma lo stesso presidente del Gaat riconosce il supporto del Leone in una fase critica come l’emergenza sanitaria. «Generali ha fatto l’accordo con le Poste e ci ha correttamente avvertito. Noi lavoriamo anche con altre compagnie e li abbiamo correttamente informati. I rapporti sono leali e le attività di entrambi sono lecite. Il problema dell’intesa con Poste Italiane, se esiste, è nelle norme che consentono questo tipo di accordi, pertanto non è un problema risolvibile in ambito aziendale, tanto più che il tema coinvolge i due maggiori marchi del mercato italiano: Generali e Unipol».
Per Salvi c’è un tema di coerenza: «Abbiamo per anni chiesto e ottenuto che gli agenti possano lavorare con più compagnie in concorrenza tra loro, e in Gaat ce ne sono molti, ci siamo più volte definiti “imprenditori” e non appare allora coerente “pretendere” che le compagnie non utilizzino canali leciti poiché consentiti da quelle norme sulle quali non riusciamo, come categoria, a incidere in modo significativo».
Il presidente del Gaat, in sostanza, bacchetta la categoria: «Gli agenti sono divisi e scarsamente incisivi quando banalmente disinformati persino sui temi concreti e reali legati alla inevitabile trasformazione digitale, ai servizi digitali in remoto, argomento attualissimo anche in conseguenza dell’emergenza sanitaria Covid 19. Agenti legati purtroppo per lo più all’utilizzo di sistemi di compagnia che ovviamente possono favorire la disintermediazione agenziale al contrario dei sistemi “cliente-agente” che il Gaat ha sempre privilegiato. Questo nonostante il fatto, spero noto e chiaro a tutti gli agenti, che la normativa ponga sotto la responsabilità dell’intermediario la facoltà di dotarsi di propri strumenti dei quali sottoporre l’uso al contraente. Se decidiamo di vivere queste trasformazioni da follower e non da leader non prendiamocela sempre e solo con le compagnie; sarebbe forse opportuno fare prima un serio esame di coscienza. In ogni caso non limitiamoci a proclami e articoli, sia pure condivisibili, di contrarietà alle compagnie, ma mettiamo in campo attività concrete e condivise se i problemi sono tali altrimenti… aggiungiamo solo parole alle parole. “Colui che non prevede le cose lontane si espone ad infelicità ravvicinate”, diceva Confucio».
Fabio Sgroi
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