martedì 21 Ottobre 2025

Il mondo dell’intermediazione assicurativa in primo piano

COVID-19 E L’IMPATTO SUGLI INTERMEDIARI ASSICURATIVI: IL SONDAGGIO DI ROLAND ITALIA

La compagnia specializzata nella tutela legale ha voluto testare la situazione all’inizio della fase 2 dell’emergenza sanitaria.

Comprendere l’impatto che il coronavirus ha avuto, sta avendo e avrà sull’economia, ma anche la percezione che i partecipanti hanno sulla propria attività lavorativa e quella percepita dai loro clienti e a livello nazionale. L’idea è stata di Roland Italia, che tra l’11 e il 15 maggio scorsi ha svolto un sondaggio a cui ha risposto un campione (86%) di intermediari assicurativi (73% operativi nel nord Italia, 17% al centro e 8% al sud), con un’attività di intermediazione medio-piccola (40% con meno di 10 persone, 34% da 10 a 50 persone, 26% oltre le 50 persone), di dirigenti/imprenditori (il 6% dei partecipanti) e di liberi professionisti (4%).

Roland ha in pratica bissato l’iniziativa analoga che aveva proposto dal 12 al 23 marzo, in pieno lockdown e in questo modo ha voluto testare la situazione proprio all’inizio della fase 2 dell’emergenza sanitaria.

In tutto sono state poste 26 domande (molte di carattere generale), ma in questo articolo sono state riportate solo le risposte inerenti i quesiti sull’impatto di Covid-19 sulla propria attività assicurativa.

Nel precedente sondaggio, Roland aveva chiesto come stava impattando il virus sull’attività lavorativa e sul volume d’affari previsto per il 2020 e più del 50% dei partecipanti reputava che era ancora troppo presto per effettuare una valutazione. Gli intervistati, ora, hanno risposto così: il 46% riscontra un impatto lieve, con una diminuzione del volume d’affari inferiore al 25%, mentre per il 22% l’impatto è stato forte. Il 19% non ha percepito nessun impatto, per l’8% è stato molto forte, con un drastico calo del volume d’affari. Solo il 5% ha risposto di avere avuto un impatto positivo, con un volume d’affari in aumento.

In questi ultimi due mesi, l’88% dei partecipanti al sondaggio ha dovuto modificare le normali modalità operative a causa delle limitazioni imposte dal coronavirus. Il 56% lo ha fatto ricorrendo allo smart working, il 26% non incontrando più fisicamente i clienti, il 14% con la chiusura dell’attività o con l’utilizzo dei dispositivi di produzione individuale e il 4% con la cassa integrazione.

Su “Come influirà l’emergenza che si è venuta a create sulla sua attività lavorativa per il 2020?”, il 56% ha risposto “in modo negativo, ma con una ripresa per il futuro”, il 28% “senza troppe conseguenze”, il 12% “in modo molto negativo, anche per gli anni a venire”, mentre solo il 4% ha risposto “in modo positivo, con un aumento del volume di affari”.

Infine, un faro sui rischi legali da parte degli operatori del settore. Negli ultimi due mesi sono aumentati oppure no? Ha prevalso la risposta affermativa. Per il 78% sono risultati in aumento le controversie con clienti e fornitori per tardiva o non effettuata consegna dei prodotti, per il 77% si sono incrementate sia le azioni di Rc nei confronti degli amministratori per le loro scelte, sia le controversie di lavoro, e per il 67% sono aumentate le zioni di responsabilità penale nei confronti degli amministratori. (fs)

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