I vertici del Leone hanno risposto a una lettera degli agenti che avevano chiesto delucidazioni in merito a un possibile accordo. Cirasola: «Non è corretto che le Poste usino sportelli pagati con i soldi pubblici per fare concorrenza ai privati su un mercato di domanda, obbligatorio per legge, come la Rc auto».
Rassicurazioni affinché trattative in corso tra Generali e Poste Italiane per siglare una partnership nel ramo Rc auto e danni non portassero il Leone a cambiare la propria linea sul fronte distributivo «che vede gli agenti essere il canale principale di diffusione dei prodotti assicurativo e il partner preferito». È quanto aveva chiesto il Gruppo agenti Generali Italia (Ga-Gi) alla compagnia qualche settimana fa.
Ora, il gruppo agenti presieduto da Vincenzo Cirasola (nella foto) ha riportato in una nota quella che è la risposta da parte dei vertici di Generali Italia, che «conferma che allo stato non vi è alcuno specifico accordo con Poste Italiane».
La lettera di risposta, firmata dal group ceo della compagnia Philippe Donnet e dall’amministratore delegato e country manager Marco Sesana, fa seguito alla missiva che i rappresentanti degli agenti avevano inviato agli stessi vertici «per avere delucidazioni» proprio in merito alle trattative con Poste Italiane. «Vi confermiamo che non è intenzione della compagnia disattendere accordi in essere né snaturare il ruolo centrale che abbiamo riservato agli agenti, proprio in funzione del valore rappresentato dalla vostra professionalità e competenza consulenziale», si legge nella lettera a firma dei vertici di Generali Italia.
IL COMMENTO DI CIRASOLA – «Per quanto ci riguarda ribadisco che per il momento l’importante è avere avuto le rassicurazioni che avevamo chiesto, ma ovviamente questo non ci esime dal continuare a vigilare e monitorare la situazione e le evoluzioni future», ha dichiarato Cirasola. «Se non sarà Generali a operare con Poste Italiane saranno altri competitor, magari esteri. In ogni modo vorrei capire se ci sono i presupposti per una restrizione della concorrenza per posizione dominante. Ma a prescindere dall’aspetto giuridico non è politicamente corretto che le Poste usino sportelli pagati con i soldi pubblici per fare concorrenza ai privati su un mercato di domanda, obbligatorio per legge, come la Rc auto», ha concluso Cirasola.
Fabio Sgroi
© RIPRODUZIONE RISERVATA