Mancano ancora alcuni decreti attuativi per la sua completa applicazione, ma il confronto fra medici, avvocati e addetti ai lavori è vivo e con opinioni…contrastanti.
In attesa dei decreti attuativi, la legge Gelli continua a far discutere. Nel bene e nel male. Durante un recente convegno (foto a lato) organizzato a Milano da Asseprim (la Federazione nazionale servizi professionali per le imprese) dal titolo Siamo tutti pazienti…Rc medica, chi paga? avvocati, medici e addetti ai lavori si sono confrontati sul tema e sugli effetti della legge. I giudizi? Positivi e negativi.
«La Gelli? L’attesa che c’era, al momento, è fortemente vanificata dai fatti. Gelli difende il prodotto della sua legge. È un medico e molti sostengono che questa legge poteva essere concepita così solo da un medico». È l’opinione di Lorenzo Polo (foto sotto), medico legale e delle assicurazioni, che ha sottolineato come, in una legge che introduce alcuni aspetti tecnici legati all’attività del medico, lo scontro con il diritto sia inevitabile, «per una serie di variabili che molto spesso non si riconoscono». Polo ha definito la Gelli come la “Balduzzi 2: la vendetta”. Poi, provocatoriamente, ha chiesto ai presenti: «La Balduzzi (la legge prima della Gelli, ndr) è stata definita come un momento di grandissima innovazione. Ma chiedo: qualcuno ha visto applicare questa legge? E se sì, vorrei sapere dove. La Balduzzi faceva riferimento a cose che sono passate inosservate perché si sono scontrate con quelle situazioni logistiche pratiche che ne impedivano l’applicazione».
E la Gelli? «Voleva essere uno strumento per stabilizzare il sistema ma, a oggi, non mi sembra che ciò stia avvenendo», ha affermato Polo. La Gelli, ha continuato Polo, «mette al centro la salute e innesca alcuni meccanismi virtuosi come la gestione del rischio clinico, un problema che ancora non si è attualizzato. Il rischio clinico non è il rischio assicurativo. Possiamo avvicinare l’assicuratore solo condividendo dei progetti di vera valutazione del rischio assicurativo del quale il rischio clinico fa parte».
Della difficoltà oggi, nell’ambito dei danni nella sanità, ha parlato Daniela Troiano (foto a sinistra), dirigente amministrativo dell’istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano. «Oggi, negli ospedali, gestire il rischio vuol dire fare dei protocolli ben precisi e su questo si stanno impegnando tutti. Ma alla fine, condividiamo i danni? L’opportunità che dobbiamo prendere dalla legge Gelli? Quella che il mondo medico, insieme con quello degli economisti e una cultura delle aziende sanitarie che oggi deve esserci ma che non c’è ancora, condivida il rischio, e ne parli. Ma oggi non è così».
Il risultato è che «le richieste di risarcimento danni aumentano ancora di più e negli ultimi 25 anni si sono triplicate», ha fatto notare Troiano. E ancora sulla legge Gelli: «è fatta da un medico, lo si capisce perché non si parla in alcun punto di appropriatezza (una cura può considerarsi appropriata quando sia associata a un beneficio netto o, più precisamente, quando è in grado di massimizzare il beneficio e minimizzare il rischio al quale un paziente va incontro quando accede a determinate prestazioni o servizi, ndr). Leggo la parola rischio, ma quanto più è appropriato un intervento, tanto minore è il rischio di ricorso da parte delle aziende sanitarie». Sui costi: «Oggi le aziende sanitarie continuano a pagare i premi assicurativi, non si può più andare in autoassicurazione. Sono d’accordo sul dare all’esterno determinate consulenze legali». Infine: «Tutte le aziende sanitarie devono strutturare gli affari generali legali sia con i legali, sia con gli economisti».
Alla tavola rotonda ha preso parte anche Martina Flamini (a destra), giudice della prima sezione civile del Tribunale di Milano. «Se la Legge Gelli amplia la tutela del danneggiato? Io dico di sì e le possibilità sono enormi. È una legge che sicuramente farà aumentare i premi, ma non si può valutare, a mio modo di vedere, la buona riuscita di una legge in ragione di tutte le possibilità variabili. Ovviamente ci saranno cose che funzionano, altre meno; io posso valutare il segmento che seguo e funziona. Il termine di prescrizione a 5 anni (per le richieste risarcitorie nei confronti del medico, ndr) è assolutamente congruo e ragionevole, anche nei casi più gravi. E poi l’articolo 7 della legge: la responsabilità civile della struttura e dell’esercente la professione sanitaria. Una novità, questa gigantesca». I contenziosi aumenteranno oppure no? «Non riesco a essere predittiva in questo senso. Personalmente ho constatato come i giudizi durino un po’ di meno».
Al dibattito hanno preso parte anche Dea D’Aprile, rettrice dell’università Meier di Milano, che ha rimarcato quanto sia importante e fondamentale la trasparenza nella comunicazione, Giuseppe Dalla Costa, direttore Ente Mutuo regionale Unione Confcommercio, che ha messo in evidenza, tra l’altro, l’esagerato ricorso alla medicina difensiva, e Paolo Vinci (a sinistra), dello Studio Vinci & Associati. Quest’ultimo, che ha avuto il compito di introdurre i lavori, è stato chiaro: «La Gelli è senz’altro un punto di riferimento: partiamo da qui, non massacriamola, interpretiamola, aspettiamo che lo Stato ci dia nuovi elementi con i decreti attuativi….e poi valuteremo».
Fabio Sgroi
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