Il tema è stato al centro dei seminari organizzati recentemente dal Cesia, il Centro studi intermediazione assicurativa. Tra le ipotesi, l’adozione di un modello di organizzazione e di gestione (Mog).
Uno dei seminari (nella foto) organizzati recentemente dal Cesia, (il Centro studi intermediazione assicurativa nato da una iniziativa di Cgpa Europe, compagnia specializzata nella Rc degli intermediari assicurativi) ha riguardato l’infedeltà dei collaboratori.
In particolare, l’attenzione è stata focalizzata sulla distinzione fra i casi nei quali un collaboratore causa un pregiudizio patrimoniale all’intermediario professionale per conto del quale opera (senza coinvolgere terze parti) e quelli in cui vengono coinvolti dei terzi (clienti o imprese di assicurazioni) i quali subiscono un danno patrimoniale a seguito della condotta fraudolenta posta in essere, appunto, dal collaboratore dell’intermediario. Il Cesia ha ricordato a questo proposito il principio dell’articolo 2049 del Codice Civile, «che vale indubbiamente anche nell’ipotesi in cui il preponente sia un intermediario assicurativo», secondo il quale quest’ultimo è «responsabile nei confronti del terzo danneggiato del fatto posto in essere dal suo collaboratore, e che tale responsabilità è di natura oggettiva».
Le questioni sollevate durante la discussione in seno al Cesia hanno riguardato: «la tutela della reputazione dell’intermediario a fronte di comportamenti scorretti del collaboratore, eventualmente anche al di fuori dell’attività assicurativa, e le modalità per mitigare il rischio economico; le possibili modalità di identificazione dei comportamenti scorretti, in particolare quelli relativi al ramo vita a scopo di investimento, la scarsità delle fonti di informazione, la “solitudine” degli intermediari e il supporto che, al contrario, potrebbe essere ottenuto dalle imprese di assicurazione; il dilemma della denuncia del collaboratore alle autorità, in caso di sospetto, stretti tra le conseguenze di un’auto-denuncia e il rischio di una causa per diffamazione».
Tra le raccomandazioni si è proposto di valutare l’adozione di un Modello di organizzazione e di gestione (Mog) da parte della struttura di intermediazione assicurativa, che definisce «le attività da svolgere in fase di reclutamento, i controlli per la gestione dei collaboratori (con i segnali di allerta che devono essere colti dall’intermediario preponente nell’attività di controllo della propria rete distributiva) e le modalità di effettuazione delle ispezioni periodiche».
Inoltre, per mitigare il rischio di infedeltà, sono state avanzate alcune soluzioni, tra cui: la separazione dei ruoli presso l’intermediario tra chi manipola il denaro e chi effettua le riconciliazioni bancarie e i controlli (con la definizione delle relative procedure); la stipula di un contratto di collaborazione con la rete che precisi obblighi di correttezza e trasparenza; l’introduzione di procedure di certificazione; migliorare gli strumenti conoscitivi di collaboratori e dipendenti; la stipula di polizze di Rc professionale del collaboratore; l’introduzione di modelli organizzativi appositamente pensati per abbassare il rischio d’infedeltà; una maggiore collaborazione con le compagnie, la diffusione generalizzata della polizza d’infedeltà.
Fabio Sgroi
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