Più collaborazione pubblico/privato su assistenza ai non autosufficienti, diffusione del welfare aziendale e istituzione di una piattaforma di coordinamento per favorire la collettivizzazione della domanda di welfare degli individui.
Le sfide alla sostenibilità del welfare, la domanda di protezione sociale e le linee di collaborazione tra pubblico e privato. È su queste tre aree che si concentra la proposta del gruppo Unipol in tema di welfare.
Una proposta discussa martedì scorso, nel corso del convegno A ciascuno il suo welfare: Bisogni mutevoli, scelte individuali, risposte integrate, che si è tenuto a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, Tito Boeri, presidente dell’Inps, Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, Giorgio Alleva, presidente dell’Istat, Federico Gelli, presidente della Commissione di inchiesta sull’immigrazione e responsabile sanità del Pd, Roberto Gualtieri, presidente della commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento Europeo e Carlo Cimbri, amministratore delegato del gruppo Unipol. L’evento ha rappresentato l’edizione 2017 del programma Welfare Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali, piattaforma permanente di discussione sui temi del welfare promossa dal Gruppo Unipol. (Sopra, da sinistra, un momento del dibattito. Sotto, Carlo Cimbri)
Per quanto riguarda le sfide alla sostenibilità del welfare, Unipol sostiene che l’evoluzione sociale e demografica del Paese renda «necessario accelerare un ruolo attivo del privato in campo socio-sanitario, in particolare nei settori non coperti da intervento pubblico: ad esempio, odontoiatria e Long term care». In quest’ultimo caso i dati di scenario parlano chiaro: «a fronte di una spesa per Ltc pari a 15.067 milioni di euro nel 2016, soltanto 370.000 over 65, a fronte di circa 3 milioni che ne avrebbero bisogno, godono dell’assistenza domiciliare: in Italia il 2,7% degli anziani, contro il 20% dei Paesi del Nord Europa. Il 16% degli italiani è coperto da forme sanitarie integrative, che però intermediano soltanto il 10% della spesa sanitaria privata complessiva».
L’attuale domanda di protezione sociale (e siamo alla seconda area individuata da Unipol), divenuta «sempre più diversificata e personalizzata, deve portare allo sviluppo di misure atte ad incrementare ulteriormente la diffusione del welfare aziendale, focalizzando l’offerta sul sostegno alle fragilità e alla riduzione del rischio di impoverimento della classe media».
Unipol intende favorire la diffusione dell’offerta di un pacchetto welfare integrato, con cui offrire previdenza e allo stesso tempo assistenza agli aderenti, con particolare riferimento ai familiari a carico e figli minorenni. Anche qui i dati di scenario: «il 40% delle famiglie italiane è interessata al rimborso delle spese mediche, il 7% al sostegno per la Ltc, il 20% al supporto agli oneri scolastici dei figli, il 12% alle misure per il sostegno alla gestione dei figli».
Inevitabile, quindi, ricercare linee di collaborazione tra pubblico e privato, in quanto «l’offerta pubblica di assistenza socio-sanitaria non è a oggi sufficiente a soddisfare una domanda in crescita e di difficile accessibilità per il cittadino».
Grazie all’attività di UniSalute, Unipol «può svolgere il ruolo di “coordinatore di assistenza socio-sanitaria”, ovvero piattaforma operativa di interfaccia verso il cittadino e di coordinamento delle strutture assistenziali, in particolare ad esempio nell’ambito della gestione dei malati cronici». Dati di scenario: «l’Italia è un Paese sempre più anziano, con una vita media che entro il 2065 sarà di 86,1 anni per gli uomini e 90,2 anni per le donne, e già oggi il 60% della popolazione over 75 ha due o più malattie croniche: la spesa per la Long term care è quindi destinata a crescere». (fs)
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