Il ceo della start up innovativa a vocazione sociale Enbelive presenta l’applicazione Child Explorer, che «può andare a integrare le polizze Rc capofamiglia, viaggio o quelle dedicate al mondo scolastico. A chi ci rivolgiamo? Alle compagnie. Gruppi di intermediari o associazioni di categoria? Perché no…». Ecco cosa è Child Explorer e come funziona…
La competizione fra le compagnie assicurative si fa sì sul prezzo, ma soprattutto sui servizi offerti. Per questo motivo la collaborazione con quelle start up innovative in grado di mettere a disposizione servizi che possano fare la differenza si sta facendo sempre più stretta.
Enbelive è una di quelle start up a vocazione sociale che sta facendo parlare di sé e che ha come obiettivo quello di creare prodotti IoT (internet delle cose) e servizi correlati per migliorare la qualità della vita delle persone all’interno dei contesti urbani. L’anno scorso ha presentato la sua applicazione, Child Explorer, in occasione dell’Annual delle Assicurazioni del Sole 24 Ore, insieme ad altre start up, aprendosi di fatto anche al mercato assicurativo.
Ma cosa è Child Explorer? Come può, questa applicazione, integrarsi con il mondo assicurativo? Perché le compagnie (e non solo, come vedremo) dovrebbero farci un pensierino, secondo chi ha realizzato questa iniziativa?
tuttointermediari.it ne ha parlato con Alessandra Nucci (nella foto a lato), chief executive officer di Enbelive srl, che ha sede a Roma. Ed ecco che cosa è emerso.
Domanda. Che cosa è “Child Explorer”? Quale è l’obiettivo e come funziona?
Risposta. Child Explorer è un prodotto che nasce per aiutare i bambini (fra i 5 e gli 11 anni, ndr) a muoversi a piedi in autonomia, a conoscere e vivere il proprio quartiere da protagonisti restando sempre in contatto con i propri genitori. E questo è fondamentale per la loro crescita. È uno strumento che appunto focalizza l’attenzione su quelli che sono i movimenti del bambino come può essere il suo percorso da casa a scuola e viceversa, o da altro luogo. Attenziona quindi i movimenti abituali dei bambini, che oggi spesso sono accompagnati in ogni loro movimento. Tenga presente che l’Italia presenta un forte gap in termini di autonomia dei bambini rispetto per esempio a paesi europei come l’Inghilterra, la Germania e l’Olanda, dove abbiamo dei tassi di autonomia dei bambini che si muovono a piedi fra il 40% e il 46%. In Italia siamo al 7%, con riferimento ai bambini di età compresa tra i 6 e i 9 anni. L’idea era quella, quindi, di munire il bambino di uno strumento tecnologico che gli permettesse di rimanere in contatto con i genitori in qualsiasi momento. Questa ovviamente è una garanzia di serenità e di sicurezza sia per il bambino, sia per i genitori, vista la forte percezione di pericolosità e di non sicurezza delle nostre città. Insomma è un prodotto che aiuta le famiglie e i bambini a conquistarsi spazio e autonomia. Il prodotto, in sostanza, è uno smartwatch, dotato di sim, che permette di fare e ricevere chiamate e inviare messaggi vocali in entrata e in uscita. I numeri di telefono registrati sono 10 e sono ovviamente selezionati dal genitore che gestisce completamente lo strumento. È il genitore che, attraverso l’applicazione Child Explorer, imposta i numeri della rubrica, crea delle aree di sicurezza, decide se selezionare il telefono in modalità silenziosa o inserire la suoneria per le diverse ore del giorno, vede il livello di carica dell’orologio; il pannello di controllo dello stesso orologio è in mano al genitore che lo gestisce attraverso il proprio smartphone. Il bambino può inoltre vedere quanti passi ha fatto, perché all’interno dell’orologio c’è un contapassi che serve per registrare la sua attività fisica. Abbiamo infatti previsto un sistema di gamification: più passi farà il bambino, più saranno gli alberelli che appariranno sull’orologio. In questo modo il bambino si vede riconosciuto un premio virtuale che lo introduce al concetto “Più si va a piedi, più fa bene alla propria salute”. Il sistema di gamification, tra l’altro, si presta a essere poi condiviso con dei partner che possono legarlo a dei premi fisici. Per esempio stiamo lavorando adesso con una ludoteca di Milano che in relazione a quanti passi faranno i bambini che utilizzeranno Child Explorer regalerà ingressi omaggio alla stessa ludoteca.
D. Una iniziativa come quella che Enbelive ha lanciato è già presente all’estero o rappresenta una novità assoluta?
R. Esiste in modalità similari ma non identica alla nostra idea.
D. A chi si rivolge questa iniziativa? A scuole? Comuni?
R. Sì, esatto. Child Explorer si pone come un servizio che può aiutare anche le scuole nell’organizzazione delle uscite dei bambini dalla struttura e quindi nel seguire gli spostamenti fino a casa. In questo modo si evita l’uso dell’auto da parte dei genitori e il bambino può muoversi autonomamente e magari anche in gruppo con altri compagni, facendo i tragitti abituali. Attualmente stiamo collaborando con alcuni Comuni. Per esempio abbiamo vinto il bando nel Comune di Milano e nel Comune di Torino e ciò ci permette di presentare Child Explorer su questi territori.
D. State cercando di promuovere l’iniziativa anche al mondo assicurativo. Come è stato l’approccio? Come si pone il mercato assicurativo di fronte a questo servizio?
R. Il mercato assicurativo si è posto da subito in maniera molto positiva e propositiva. Alla fine del 2015, Enbelive si è classificata al primo posto, proprio con il progetto Chil Explorer, nell’ambito del Cardif Open-F@b (contest permanente promosso da Bnp Paribas Cardif e EconomyUp in collaborazione con PoliHub, rivolto alle migliori startup e idee imprenditoriali nel mondo assicurativo, focalizzato sull’Internet of Things e Big Data, ndr) e questo ci ha permesso di aprirci in maniera molto rapida e veloce alle assicurazioni. Queste ultime vedono il nostro prodotto come un elemento che può andare a integrare le polizze Rc capofamiglia, viaggio o quelle dedicate al mondo scolastico. Una opportunità che migliora i comportamenti dei bambini e in qualche modo permette di abbassare il livello di rischio.
D. A oggi, in questo senso, avete stretto accordi con qualche compagnia?
R. Abbiamo incontrato diverse imprese di assicurazione, che si sono mostrate molto interessate, ma nonostante ciò a oggi non abbiamo sottoscritto ancora alcun accordo o partnership. Io credo sia più un discorso di maturità. Eppure la tendenza si vede ed è quella di andare verso soluzioni IoT cercando di innovare il prodotto assicurativo uscendo dalla logica della classica polizza e approcciando di più quella dei servizi al consumo.
D. State pensando di presentare Child Explorer anche a gruppi di intermediari assicurativi e/o associazioni di categoria, che sempre più spesso oggi puntano a società di servizi proprie?
R. L’integrazione tra un servizio IoT e una polizza è qualcosa che è abbastanza impattante e che deve essere metabolizzato. Certamente laddove c’è un’autonomia decisionale o di creazione di servizi verso il cliente finale, con riferimento ad associazioni o aggregazioni agenziali, si può parlare se si trovano delle soluzioni operative per poter portare Child Explorer sul mercato delle assicurazioni anche attraverso questo canale. È evidente che ci deve essere una capacità decisionale da parte delle associazioni o aggregazioni di intermediari per poter arrivare a proporre nel mercato un prodotto integrato.
Fabio Sgroi
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