L’istituto di vigilanza entra nel merito della questione e, rispondendo alle domande di tuttointermediari.it, spiega come avvengono le segnalazioni, come segue i casi, cosa succede una volta constatata l’irregolarità del sito, le procedure da seguire. E poi chiarisce: «A differenza di altre Autorità amministrative indipendenti, quali l’Agcom, l’Ivass non è dotato del potere di oscurare autonomamente o di propria iniziativa il contenuto di siti internet, né ha poteri di polizia giudiziaria».
La proliferazione dei siti internet che vendono polizze contraffatte (prevalentemente Rc auto di durata illimitata, le cosiddette polizze temporanee) e che non sono riconducibili a intermediari regolarmente iscritti al Rui è un fenomeno serio e per certi versi assai preoccupante. E il lungo elenco (sempre aggiornato) dell’Ivass di questa società fantasma testimonia quanto il problema sia reale.
Le modalità per ingannare i consumatori, spesso ignari, sono molteplici: questi siti, infatti, si presentano millantando di essere agenzie di assicurazione o di brokeraggio “leader”, richiamando marchi spesso molto simili a quelli di compagnie vere, con foto ingannevoli di pseudo professionisti sorridenti (con tanto di nomi, cognomi e numero di iscrizione nel Rui, naturalmente inesistenti). E spesso, oltre al portale, queste società fantasma operano anche attraverso pagine social come Facebook e LinkedIn.
L’Ivass come approccia questo fenomeno? Come si muove? Perché spesso alle segnalazioni dei portali falsi non segue l’immediata chiusura degli stessi? tuttointermediari.it ha voluto approfondire la questione sentendo direttamente l’istituto di vigilanza.
«Quello delle polizze contraffatte e commercializzate da siti internet non riconducibili a intermediari iscritti al Rui è un fenomeno “predatorio” emerso grazie anche alle segnalazioni dei consumatori che si sono rivolti al customer contact center dell’istituto (numero verde 800-486661)», spiega l’Ivass. «La nostra azione di vigilanza mira a contrastare questo fenomeno emergente, particolarmente insidioso in quanto non semplice da individuare e arginare. Abbiamo messo in campo molteplici energie e stiamo sviluppando un’azione di potenziamento di risorse e strumenti di indagine preventiva».
Vediamo i risultati fin qui ottenuti, che l’Ivass giudica «positivi». Nel biennio 2015-2016 l’istituto di vigilanza ha denunciato all’Autorità Giudiziaria e alla Polizia Postale 8 siti internet riconducibili a intermediari assicurativi non abilitati. In questo 2017 sono molti più (nei primi 5 mesi i siti internet irregolari individuati erano ben dieci).
LA FUNZIONE DELL’IVASS – L’Ivass come segue la questione? «Innanzitutto esaminiamo il sito oggetto di indagine verificando, dal raffronto con le informazioni censite nel Rui, la presenza e la veridicità delle informazioni previste dal Regolamento Intermediari n. 5/2006 (nominativo dell’intermediario, numero di iscrizione al Rui, recapiti telefonici ed e-mail, possibilità di visualizzare e scaricare i modelli informativi 7A e 7B, indicazione dell’Ivass come Autorità preposta alla vigilanza). In mancanza di queste informazioni, ci attiviamo per identificare i soggetti ai quali il sito potrebbe essere riconducibile, mediante una serie di ricerche e di riscontri su banche dati interne (Rui, reclami e segnalazioni pervenuti all’istituto) e esterne (per esempio Registro Imprese). Inoltre, scandagliamo il web e i social network per individuare ulteriori possibili ricorrenze delle informazioni pubblicate sul sito irregolare. Nei casi di omonimia con intermediari censiti nel Rui, fenomeno sempre più ricorrente e legato a furti d’identità, chiediamo a questi ultimi anche il disconoscimento della titolarità del sito internet segnalato».
E cosa succede una volta constatata l’irregolarità del sito? Le procedure sono in particolare tre: «La segnalazione di reato alla Procura della Repubblica territorialmente competente (procura del luogo indicato nel sito quale sede dell’intermediario) e alla Polizia Postale, richiedendo l’adozione dei provvedimenti di oscuramento e/o di sequestro preventivo del sito, al fine di scongiurare ulteriori truffe nei confronti dei consumatori; la pubblicazione sul sito internet dell’Ivass di un comunicato stampa, con avvertenza agli utenti della non riconducibilità del sito a un intermediario abilitato; l’inserimento del sito irregolare in un’apposita lista pubblicata sul sito internet dell’Ivass».
Che cosa avviene durante e dopo queste procedure? «Può accadere che il sito oggetto di comunicato stampa e di segnalazione alla Procura sia oggetto di ulteriori segnalazioni da parte di consumatori oppure Autorità di Pubblica Sicurezza dinnanzi alle quali sono state presentate denunce», fa notare l’Ivass. «Qualora si tratti di segnalazioni circostanziate, contenenti informazioni potenzialmente utili a fini di indagine, inviamo una segnalazione integrativa alla Procura e alla Polizia Postale. Quando richiesti, forniamo ogni collaborazione all’Autorità Giudiziaria attivata dalle nostre segnalazioni, sia per approfondimenti istruttori, sia nella veste di consulenti che di persone informate dei fatti».
L’ISTITUTO DI VIGILANZA NON PUO’ OSCURARE I SITI – Poi una precisazione, doverosa, anche perché spesso si contesta, sbagliando, all’istituto di vigilanza di non essere incisivo fino all’ultimo e cioè si pensa che “se il sito non viene oscurato la colpa è dell’Ivass”. Ebbene, lo stesso istituto di vigilanza a tuttointermediari.it ha sottolineato che «a differenza di altre Autorità amministrative indipendenti, quali l’Agcom, non è dotato del potere di oscurare autonomamente o di propria iniziativa il contenuto di siti internet, né ha poteri di polizia giudiziaria».
E perché, allora, alcuni siti fantasma continuano a operare tranquillamente anche dopo la segnalazione? «In effetti abbiamo riscontrato diversi casi di siti internet irregolari che continuano a rimanere on line nonostante il nostro intervento. Le ragioni possono essere diverse», fanno sapere dall’Ivass. «Un elemento senz’altro rilevante è rappresentato dalle priorità delle varie Autorità destinatarie delle nostre segnalazioni rispetto ai carichi di lavoro e alle dotazioni organiche. Tenuto conto che molti siti irregolari appaiono sulle pagine web dei motori di ricerca come “Annuncio”, ossia inserzioni a pagamento, stiamo valutando, nell’ottica di un’azione sempre più efficace, di coinvolgere i motori di ricerca e i provider di servizi internet sensibilizzandoli rispetto alla pericolosità di questi annunci per favorire l’adozione di una policy responsabile».
Fabio Sgroi
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