martedì 21 Ottobre 2025

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NESSUN ACCORDO FRA LE PRINCIPALI COMPAGNIE PER AUMENTARE I PREMI RC AUTO. L’ANTITRUST CHIUDE L’ISTRUTTORIA

L’Autorità aveva avviato un procedimento a dicembre dell’anno scorso sulla base di alcune affermazioni pubbliche di Cimbri (Unipol) e Minali (allora in Generali). Ma tutto si è risolto in un nulla di fatto. Per mancanza di prove.
  

Una possibile intesa restrittiva della concorrenza in violazione dell’articolo 101 del Tfue (Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea), cioè intese fra alcune compagnie per aumentare i premi Rc auto. Con questa motivazione l’Antitrust aveva avviato a metà dicembre dell’anno scorso un procedimento nei confronti di Unipol Gruppo Finanziario spa (oggi Unipol Gruppo spa), UnipolSai Assicurazioni spa, Compagnia Assicuratrice Linear spa, Allianz spa, Genialloyd spa, Assicurazioni Generali spa, Generali Italia spa, Genertel spa, Axa Assicurazioni spa, Società Cattolica di Assicurazione – Società Cooperativa, Fata Assicurazioni Danni spa (oggi inglobata in Cattolica) e Tua Assicurazioni.

Nel mirino dell’autorità, in particolare, erano finite alcune dichiarazioni pubbliche di Carlo Cimbri, amministratore delegato e direttore generale di Unipol Gruppo spa, e di Alberto Minali, allora direttore generale di Assicurazioni Generali (oggi amministratore delegato del gruppo Cattolica).

L’avvio del procedimento era stato notificato nel corso di alcune ispezioni effettuate dall’Autorità in collaborazione con il Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza (erano state ispezionate nel dettaglio le sedi di UnipolSai, Allianz, Generali, Axa e Amissima, e anche dell’Ania). Il termine del procedimento era stato previsto per il 31 marzo 2018.

ISTRUTTORIA SENZA PROVE – Come è finita? Tanto rumore per nulla. Nella giornata di ieri, infatti, la stessa Antitrust ha reso noto attraverso il suo bollettino (n.33 del 28 agosto 2017) di aver deciso di «non proseguire l’istruttoria in merito alla violazione dell’articolo 101 Tfue ipotizzata nella delibera di avvio della stessa».

Le risultanze istruttorie, infatti, non sono state «sufficienti a rivelare l’esistenza di un disegno collusivo tra i principali operatori in materia di premi Rc auto, così come ipotizzato nel provvedimento di avvio». Nel corso nel procedimento istruttorio «non sono emersi elementi idonei a confermare la sussistenza di un’intesa fra le parti, nella forma di accordi o pratiche concordate, aventi per oggetto e/o per effetto di falsare la concorrenza sui mercati relativi alle polizze Rc auto e alle garanzie associate».

Durante le ispezioni di dicembre presso le compagnie, era stata acquisita «copiosa e rilevante documentazione» (fra cui lo scambio interno di e-mail fra manager della stessa impresa) che però non ha accertato alcun cartello.

Inoltre, lo scorso 3 agosto l’Ivass ha fatto pervenire all’Antitrust un parere attraverso il quale ha segnalato che «non si sono ravvisati elementi segnaletici di comportamenti delle compagnie di assicurazione finalizzati a concordare rialzi dei prezzi nel mercato nazionale della responsabilità civile auto». Per queste ragioni l’Antitrust ha deciso di chiudere qui la questione.

Fabio Sgroi

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