sabato 25 Ottobre 2025

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PERDITE MARITTIME IN CALO, MA AUMENTANO I NUOVI RISCHI

Il Rapporto Safety & Shipping Review 2017 di Allianz Global Corporate & Specialty Se analizza la situazione riferita al 2016 e fa il punto sui dati delle perdite, le cause, la crisi del settore marittimo, i vantaggi della tecnologia e altro.  

Nel 2016, le perdite totali nel settore del trasporto marittimo sono state 85, in calo del 16% rispetto all’anno precedente (101): secondo i dati preliminari si tratta del numero più basso di perdite dell’ultimo decennio. A livello generale è diminuito leggermente anche il numero totale di incidenti marittimi. Nel 2016, infatti, sono stati denunciati 2.611 incidenti (incluse le perdite totali), -4% rispetto al 2015. Sono solo alcuni dei numeri evidenziati dalla quinta edizione di Safety & Shipping Review 2017 di Allianz Global Corporate & Specialty SE (Agcs), il rapporto che prende in esame le perdite marittime per imbarcazioni superiori a 100 tonnellate di stazza lorda.

Dunque un calo sì delle perdite, ma anche una esposizione a una serie di rischi interconnessi.

Per esempio il controllo ambientale sta aumentando, con sanzioni elevate in caso di inquinamento. Nel 2017 sono entrate in vigore le nuove regole sulla gestione delle ballast water, ma il costo della conformità a queste normative può avere una influenza notevole sui trasportatori. Come pure il rischio politico, che è in aumento: punti sensibili come Yemen e il Mare della Cina meridionale possono influire sulle rotte delle navi. Anche la minaccia di attacchi informatici offshore è un elemento importante.

DOVE SONO AVVENUTE LE PERDITE – Oltre un quarto delle perdite integrali avvenute nel 2016 (23) si sono verificate in Cina Meridionale, Indocina, Indonesia e Filippine. Le perdite sono rimaste stabili, ma rimangono quasi il doppio rispetto al Mediterraneo Orientale e alla zona del Mar Nero (12), area che si posizione al secondo posto. Le perdite sono invece aumentate in Giappone e Cina settentrionale, Costa orientale africana, Atlantico meridionale e Costa orientale del Sudamerica, Artico canadese e Alaska. Quelle delle navi cargo (30) rappresentano oltre un terzo di tutte le perdite di navi. Le perdite nei traghetti passeggeri sono leggermente aumentate (8), a causa dell’attività nel Mediterraneo e nel Sud est asiatico.

CAUSE – La causa più comune di perdite totali è stata il naufragio (affondamento), che rappresenta oltre la metà (46) di tutte le perdite del 2016, spesso dovute al cattivo tempo: un dato comunque in calo rispetto ai 65 del 2015. Tra le altre cause seguono gli incagli con 15 perdite (in leggero calo) e incendio/esplosione con 8 (nel 2015 erano 7). A livello generale, oltre un terzo degli incidenti totali nel 2016, che riguardano non solo le perdite totali, sono stati causati da guasti ai macchinari. Questi sono stati anche la causa dell’aumento del 16% degli incidenti nel Mediterraneo Orientale e Mar Nero (563), e quest’area ha sostituito le Isole Britanniche come principale luogo di incidenti dell’ultimo decennio. I casi di pirateria nel mondo e gli incidenti nei trasporti marittimi nel Circolo Artico sono diminuiti rispetto all’anno precedente. Tuttavia si verifica un aumento dei sequestri di membri degli equipaggi in Asia e Africa occidentale, ed è costante l’impatto dell’aumento nei transiti polari.

IL FALLIMENTO DELLA HANJIN SHIPPING E LA CRISI DEL SETTORE – Il fallimento dello scorso anno di Hanjin Shipping, una delle principali compagnie mondiali di trasporto marittimo, ha messo in evidenza alcune criticità di questo settore, rileva Agcs. I casi di fallimento aumentano e quando i debiti sono elevati e i guadagni insufficienti, gli armatori cercano di risparmiare sui costi di manutenzione e sul livello di formazione dell’equipaggio, incrementando i rischi e la conseguente perdita di attività. Secondo Agcs, la negligenza e la scarsa manutenzione è una delle cause principali di danni a terzi nel settore del trasporto marittimo e si osserva un aumento di indennizzi relativi alla scarsa manutenzione.

I VANTAGGI DELLA TECNOLOGIA – La tecnologia a vantaggio della sicurezza sta già avendo una influenza sul mondo dei trasporti, dagli strumenti di navigazione elettronica, al controllo da terra, al benessere dell’equipaggio. La tecnologia è in grado di ridurre sia l’impatto dell’errore umano (l’analisi di Agcs dimostra che questo rappresenta circa il 75% del valore di quasi 15.000 indennizzi marittimi in cinque anni, equivalente a oltre 1,6 miliardi di dollari), sia il guasto ai macchinari. Assicuratori come la stessa Agcs stanno iniziando a collaborare con gli armatori nell’utilizzo dell’analisi del Vdr (Voyage data recorder, registratore dei dati di viaggio) per migliorare la sicurezza. Tuttavia, il problema di fiducia eccessiva nella tecnologia esiste e gli incidenti continuano a verificarsi, soprattutto relativamente alla navigazione.

Le navi autonome potrebbero migliorare la sicurezza marittima e rivoluzionare il movimento dei beni in una scala mai vista dai tempi della containerizzazione. Si prevede che le navi guidate a distanza potrebbero essere operative entro il 2020. Per Agcs le considerazioni sulla sicurezza saranno essenziali per lo sviluppo della navigazione autonoma, e le preoccupazioni riguardano la possibili collisioni tra navi autonome e navi a guida umana, ma anche i problemi relativi a normative e responsabilità. È importante sapere se vi sono sufficienti back up nel caso in cui si presentino dei problemi.

LA MINACCIA DEI CYBER ATTACCHI  E ALTRI RISCHI – La maggior parte degli attacchi effettuati fino a oggi ha avuto come obiettivo principale quello di violare la sicurezza aziendale piuttosto che prendere il controllo di una nave. «Il settore dei trasporti marittimi non ha una consapevolezza particolarmente alta del rischio informatico. Poiché non sono ancora avvenuti incidenti importanti dovuti ad un cyber-attacco, il settore è piuttosto impreparato rispetto a questo rischio», sottolinea Agcs. Altri rischi identificati nel rapporto comprendono l’integrità strutturale delle navi e gli incendi in mare. (fs)

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