Intervenuto a un convegno organizzato recentemente da Le Fonti a Milano, il presidente di Intermediari UnipolSai (Ius) Associati si è soffermato anche sul ruolo che oggi dovrebbe ricoprire un gruppo agenti.
«Il Patto Unipol? Sostanzialmente è stata una scommessa vinta dagli agenti, perché la remunerazione che gli intermediari Unipol hanno avuto è stata sicuramente più rischiosa, ma alla fine li ha premiati facendo registrare aliquote provvigionali decisamente superiori alle medie del mercato. E anche nei rami elementari i risvolti sono stati positivi». Ricordi, quelli di Fabrizio Chiodini, presidente di Intermediari UnipolSai (Ius) Associati, in questi giorni impegnato nel rinnovo del Patto.
Intervenuto in qualità di relatore a un recente convegno organizzato da Le Fonti a Milano dal titolo L’evoluzione delle reti agenziali e rapporto con le mandanti (nella foto sotto), Chiodini ( a lato) ha voluto rimarcare la scelta (eravamo nel 2012) coraggiosa fatta dagli agenti.
Un Patto Unipol che quindi «ha tenuto molto bene e ha dato risultati importanti sia all’impresa, sia agli agenti».
La trattativa per il rinnovo? «Si chiuderà nel momento in cui tutte le parti, e quindi l’impresa e le reti agenziali, troveranno una sintesi di soddisfazione per la chiusura dei nuovi integrativi», ha puntualizzato il presidente di Ius Associati.
Gli aspetti da considerare sono molti: «Oggi, rispetto al 2012, sono cambiate molte cose nel mercato e nella relazione con la compagnia e soprattutto per le reti agenziali è basilare avere una maggiore sicurezza economica. In altre parole la sostenibilità economica delle agenzie ha bisogno di un’iniezione in più anche in termini di tranquillità pur con obiettivi sfidanti, che puntino più sullo sviluppo».
Poi la discussione si è spostata sul mercato in generale e sullo stato delle agenzie. Quale ruolo può svolgere un gruppo agenti a supporto degli iscritti? Ius Associati ha costituito «delle società e alcune di queste producono entrate che servono poi per essere distribuite in progetti, strumenti e programmi», ha affermato Chiodini. «Credo che oggi un’associazione debba cambiare passo: prima era sufficiente relazionarsi con impresa, mentre oggi deve dotarsi di strumenti progetti e programmi propri per fare cultura all’interno e con gli associati. Un’associazione che, se è il caso, deve parlare chiaro e uscire da determinate logiche. In Ius, per esempio, ci sono agenzie da 500.000 euro di portafoglio a 30 milioni di euro di portafoglio e trovare quindi un fattore comune di dialettica non è semplice. L’obiettivo è mettere in pista strumenti diversi per necessità diverse, trovare strade alternative. Dovremmo conoscere sempre meglio le nostre imprese di agenzie e invece oggi facciamo ancora fatica. Sta alla proattività di un’associazione generare una serie di conoscenze migliori per poter arrivare ad avere una gestione chiara e attenta della situazione in agenzia».
Fabio Sgroi
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