Axa Italia insiste per un utilizzo della compagnia diretta: «È un ulteriore strumento di competitività». Gli agenti non sono dello stesso avviso: «Porterebbe a un veloce fallimento per le agenzie».
A quasi 10 anni dalla sua nascita, Quixa, la compagnia assicurativa del gruppo Axa che vende polizze auto tramite internet è sempre al centro degli scambi di vedute (mai in linea, per la verità) fra i vertici di Axa e i propri agenti.
Un passaggio della relazione che Alessandro Lazzaro (foto sotto), ormai ex presidente dell’Unione agenti Axa, ha letto all’ultimo congresso del gruppo agenti a Chia (foto a lato), ha riguardato proprio la compagnia diretta. Una società che, ha rimarcato Lazzaro, «al momento non ha ancora conseguito un solo bilancio in utile». Lo stesso Lazzaro ha invitato tutti a pensare «se una cosa del genere, in termini di risultati tecnici, fosse accaduta a una qualunque agenzia, magari tra quelle considerate “fragili” da Axa».
L’ex presidente ha ricordato come «sin dal primo giorno di insediamento di giunta e direttivo (riferito al suo mandato, ndr) il refrain dei precedenti amministratore delegato (Frédéric de Courtois, ndr) e direttore generale (Maurizio Cappiello, ndr), fino a quando sono restati in carica, è stato sempre lo stesso: “Ma perché non avviate un rapporto di collaborazione con Quixa? È la risposta per quei clienti che abbandonano Axa per il prezzo”, dicevano».
Per Lazzaro, al contrario, «sarebbe stata la risposta per avviare a un veloce fallimento le agenzie, con un rapporto di collaborazione alla metà delle provvigioni e con un premio medio inferiore del 40% rispetto a quello nei nostri portafogli, privi di un mandato, privi di qualunque autonomia, privi di qualsiasi altra facoltà, se non quella di convogliare i clienti verso Quixa, privi, in definitiva, di un’idea d’intermediazione», ha sottolineato.
La compagnia, dal canto suo, è sempre stata convinta «che avere un rapporto di collaborazione con Quixa sia per le agenzie Axa un ulteriore strumento di competitività rispetto a quei profili tariffari che hanno abbandonato Axa Assicurazioni, anche per pochi euro all’anno di differenza. Il nostro intento è quello di utilizzare Quixa per campagne di recall sui clienti persi negli anni precedenti. Inoltre quixa metterebbe a disposizione degli agenti la propria clientela e i prospect perché questi possano proporre una offerta non auto». Così de Courtois, prima del suo addio. L’Unione agenti Axa, però, non ne vuol sapere e ribadisce «l’incongruenza di gestire il business auto con un marchio diverso».
Nel mirino di Lazzaro, però, non c’è soltanto Quixa. L’ex presidente ha puntato l’indice anche contro Distribuzione Previdenza srl, società interamente posseduta da Axa Assicurazioni e iscritta nella sezione A del Rui (sede legale in corso Como 17 a Milano e sede secondaria in via Giannone 9 sempre a Milano) «con lo scopo di gestire uno degli ennesimi e portentosi progetti aziendali, ovvero quello di divenire hub dei famosi agenti light. Una di quelle figure, sempre facenti parte del new deal, che si pensava e forse si pensa ancora, possa scardinare l’attuale rete di agenti esistente, creandone in parallelo un’altra e gestendo direttamente la relazione con questi soggetti, simili a venditori a catalogo. Ancora una volta», ha affermato Lazzaro nella sua relazione, «i risultati di questa iniziativa sarebbero tali da far chiedere scusa agli agenti».
Fabio Sgroi
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