mercoledì 22 Ottobre 2025

Il mondo dell’intermediazione assicurativa in primo piano

DONAU: DIPENDENTI ANCORA IN ATTESA DI CONOSCERE IL PROPRIO FUTURO

Le risposte da parte dei vertici della compagnia alle richieste di informazioni delle rappresentanze sindacali aziendali non hanno contribuito a chiarire il destino della filiale italiana. Tutto è rimandato al prossimo autunno.
  

 

Restano “vive” le preoccupazioni dei dipendenti della rappresentanza italiana di Donau Versicherung Ag Vienna Insurance Group, in merito alle sorti della compagnia. In una nota hanno fatto il punto della situazione, alla luce di quanto avvenuto negli ultimi mesi.

«Negli ultimi 5 anni il portafoglio è passato dai 245 milioni di euro del 2012 ai circa 13 milioni del 2016 (dati Ania), si è cessato il rapporto con circa 350 intermediari (ne rimangono attivi oggi circa 85), quasi la metà dei dipendenti ha dato le dimissioni e le poche risorse sostituite sono state rimpiazzate da consulenti esterni. In questo scenario le informazioni date ai sindacati, circa la situazione e il futuro della rappresentanza nel corso degli anni, sono risultate spesso vaghe se non addirittura contraddittorie».  Ad aumentare ulteriormente le preoccupazioni dei lavoratori sono state le parole del direttore generale Peter Thirring nel novembre dell’anno scorso circa il futuro della rappresentanza italiana.

«A una immediata richiesta di chiarimenti da parte dei lavoratori», si legge sempre nella nota, «Thirring ha risposto, con un e-mail del 2 dicembre scorso, spiegando che la strategia di Donau in Italia era stata riportata, in quell’articolo, in modo ridotto e che, nel suo più ampio discorso con i giornalisti austriaci in conferenza stampa, aveva affermato che il risanamento della rappresentanza era rispondente ad un piano stabilito, che i sinistri/danni più grandi erano stati risolti e superati e che tale percorso di risanamento sarebbe proseguito. Ha inoltre informato i dipendenti che, a seguito di una domanda da parte dei giornalisti su un’eventuale ulteriore espansione di Donau verso l’Europa orientale, aveva comunicato che l’azienda si sarebbe concentrata sul mercato austriaco e sugli affari attualmente in essere in Italia, osservando che, dal suo punto di vista, l’Italia non era da considerarsi un mercato del futuro, analogo a quelli dell’Europa dell’est con grandi percentuali di crescita, poiché non è possibile aspettarsi una crescita elevata in un mercato con un’alta densità in termini di assicurazioni».

Da parte della direzione generale della compagnia, però, secondo quanto riferiscono le Rsa di Donau «non c’è successivamente stata nessuna smentita o rettifica ufficiale relativamente alle affermazioni riportate sul quotidiano».

Per questa ragione i dipendenti hanno chiesto, per il tramite dei sindacati, un incontro con lo stesso Thirring che si è tenuto il 23 gennaio scorso a Vienna. In questa occasione è stato comunicato ai dipendenti che, «nonostante i miglioramenti avvenuti, i risultati ottenuti e il buon lavoro svolto e nonostante il business italiano, seppur piccolo, adoggi funzioni, permangono delle perdite tali per cui nei successivi mesi la direzione avrebbe elaborato diverse opzioni relative al futuro della sede italiana tra le quali vi sarebbero state sia la continuazione che la chiusura, come varianti estreme, con tutti gli scenari possibili entro questa forbice».

La direzione della compagnia ha affermato anche di «essere consapevole di avere in Italia una struttura valida, elemento che sarebbe stato tenuto in considerazione per prendere la decisione migliore, decisione che sarebbe stata comunicata ai lavoratori “verso l’estate”».

Lo scorso 14 giugno, a seguito di diverse richieste di aggiornamento sullo stato dei lavori, Thirring ha risposto «che la questione italiana sarebbe stata oggetto di valutazione da parte degli organi preposti alla gestione della compagnia che si terranno in autunno (non più verso l’estate dunque) e che ogni decisione sarà comunicata in adempimento e alle scadenze previste dalla contrattazione collettiva applicata».

I dipendenti italiani sono quindi ancora in attesa di avere notizie sul proprio futuro, «mentre da tempo cercano di comunicare ai vertici dell’azienda che non è possibile pensare di contenere le perdite senza attivare strategie per creare nuovo business profittevole».

A oggi, sostengono le Rsa di Donau, «la rappresentanza italiana è una macchina perfettamente funzionante che viene lasciata però senza carburante. Ci sono processi, strumenti di controllo e personale qualificato ma, in assenza di obiettivi, programmi e sviluppo di nuovi prodotti volti a realizzare nuovo business, che compensino la riduzione di portafoglio connessa al processo di risanamento, le perdite sono inevitabili».

I dipendenti sono convinti che «oggi in Italia ci siano spazi e modalità di business redditivi che passano da politiche territoriali oculate, mirati criteri selettivi, prodotti specialistici, riduzione dei costi consulenziali e raffinati strumenti di controllo di cui siamo in possesso. Se si percorresse questa strada, con i presupposti a oggi esistenti in azienda, si potrebbe continuare a operare in un mercato tutt’altro che saturo come dimostrano anche i risultati raggiunti da diverse imprese operanti nel contesto nazionale». (fs)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IN COPERTINA