sabato 06 Settembre 2025

Il mondo dell’intermediazione assicurativa in primo piano

CONFAGI CHIEDE GARANZIE ALLA MANDANTE: «VOGLIAMO UN PERCORSO CHIARO, CON PUNTI FERMI E CONDIVISI». GENERALI ITALIA RISPONDE COSI’…

Scambio epistolare fra la Confederazione nazionale degli agenti di Generali Italia e i vertici della compagnia. In primo piano il ruolo svolto dagli agenti ex Ina Assitalia, Lloyd Italico e una parte di quelli ex Toro.
    

confagi-convention-monte-carlo-novembre-2016-canu-musto-nicolao«Un percorso chiaro, con punti fermi e condivisi, da seguire senza cambiamenti». È quello che ha chiesto la Confederazione nazionale degli agenti di Generali Italia (Confagi) attraverso una lettera indirizzata ai vertici della propria mandante e per la precisione a Gabriele Galateri di Genola, presidente di Assicurazioni Generali, a Philippe Donnet, group ceo di Assicurazioni Generali e a Marco Sesana, country manager Italia di Generali Italia.

Ai tre presidenti di Confagi (Antonio Canu, Mariagrazia Musto e Davide Nicolao, nella foto accanto, da sinistra), firmatari della missiva, non è andato giù quanto accaduto in passato, quando la compagnia «non ha sempre correttamente valutato quanto Confagi è stata disposta a dare, adottando iniziative tendenti a scoraggiare la fiducia riposta, come le pesanti contrazioni delle misure incentivanti, la limitata concorrenzialità dei nuovi prodotti danni e auto e la vicenda legata al renaming». Così hanno chiesto, per il futuro, garanzie ben precise e nello stesso tempo hanno sottolineato «il valore dell’apporto che Confagi ha prestato nel lungo percorso di integrazione delle reti avviato dalla compagnia a seguito della nascita di Generali Italia e più in generale nelle iniziative intraprese dalla mandante nel lungo lasso temporale decorrente dal 2013 fino a oggi».

Un periodo lungo, come evidenziato, cominciato prima di Confagi con le associazioni Anagina per la rete ex Ina Assitalia, Gaag per la rete ex Lloyd Italico e Unat per una parte della rete ex Toro.

I tre gruppi agenti, viene rimarcato nella missiva, «hanno mostrato da subito un atteggiamento positivo verso la nuova realtà emergente. Il progetto di fusione, da cui è nata Generali Italia, è stato accolto con favore ed entusiasmo al primo segnale: ciò non solo per le opportunità intraviste derivanti dall’essere parte di un grande gruppo assicurativo, ma anche per la fiducia sempre riposta verso la nostra compagnia mandante».

In particolare si fa riferimento al «basilare ausilio» reso per la pianificazione informatica utile all’avvio della nuova piattaforma cui è seguita l’unificazione dei prodotti assicurativi per le reti confluite in Generali Italia.

I tre presidenti di Confagi sono stati chiari: «siamo ancora, responsabilmente, disponibili a rimanere al fianco di Generali Italia. Riteniamo, infatti, con la presunzione derivante dal nostro essere imprenditori e “proprietari” della propria rete distributiva per cui giornalmente assumiamo rischi e responsabilità del caso, che Confagi possa essere il gruppo guida degli agenti di Generali Italia del futuro». Se non altro perché «rappresentiamo già più della metà della produzione complessiva di Generali Italia. Riteniamo di poter ancora investire sul nostro futuro, indirizzando il lavoro delle nostre agenzie verso prodotti a più alto valore per il cliente e la compagnia. Vogliamo inoltre essere promotori della digitalizzazione della compagnia, volendo divenire protagonisti assoluti del cambiamento in corso». Le buone intenzioni, insomma, ci sono, ma Confagi vuole garanzie.

generali-sedeLA RISPOSTA DELLA COMPAGNIA – Come hanno risposto i vertici di Generali Italia, chiamati in causa? Galateri di Genola, Donnet e Sesana hanno innanzitutto ringraziato i rappresentanti di Confagi per «la fiducia e il sostegno verso il gruppo Generali, specialmente durante il delicato progetto di integrazione delle attività in Italia», definito come uno dei più «complessi» e una delle più «riuscite operazioni di semplificazione del settore assicurativo europeo negli ultimi anni».

La compagnia è adesso impegnata in un «ambizioso piano di trasformazione industriale con l’aspirazione di raggiungere l’eccellenza in tutte le sue attività». Per raggiungere questo obiettivo, il gruppo «non può prescindere dal fondamentale contributo offerto dalle reti di agenti e consulenti assicurativi professionali in termini di competenza, esperienza, passione e comprensione delle esigenze della clientela. Siamo convinti», hanno continuato Galateri di Genola, Donnet e Sesana, «che le caratteristiche uniche delle reti che lavorano per il gruppo Generali rappresentino un patrimonio inestimabile, accumulato in numerosi anni di profittevole collaborazione, e impossibile da replicare».

E i primi risultati di questo piano che Generali (nella foto sopra, la sede di Trieste) ha registrato nel corso del 2016 «ci confermano che il contributo delle reti conduce a successi tangibili, e dimostrano che la nostra strategia procede nella giusta direzione e rappresentano il miglior riscontro alla fiducia che ci danno tutti i nostri stakeholder».

E dopo aver sottolineato le sfide del settore assicurativo che rappresentano «una opportunità per riprogettare i modelli di business e ottimizzare i processi interni, in una ottica di maggiore efficienza, reattività e qualità», i vertici di Generali hanno «apprezzato il ruolo di Confagi, che si propone come promotore e protagonista di questo cambiamento», rimarcando il fatto che «il team di Generali Italia, a partire dal suo country manager Marco Sesana, vuole continuare a sviluppare un’interazione costante e di mutuo beneficio con Confagi».

Fabio Sgroi

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