sabato 06 Settembre 2025

Il mondo dell’intermediazione assicurativa in primo piano

LA DETASSAZIONE DEI PREMI AZIENDALI APRE ALLA DIFFUSIONE DI POLIZZE LTC

Decisivo l’impiego in beni e servizi di welfare. Se ne è parlato a Roma nel corso di un workshop. Presentato uno studio che dimostra…

 

long-term-careLa completa detassazione del premio di produttività, prevista dal disegno di legge di Bilancio 2017, laddove sia impiegato in beni e servizi di welfare, rappresenta un’opportunità sia per le aziende sia, soprattutto, per i dipendenti e contribuisce alla diffusione anche in Italia delle coperture per la non autosufficienza.

Di questo e di altro si è discusso nel workshop di Assoprevidenza, realizzato qualche giorno fa a Roma con la collaborazione di Percorsi di Secondo Welfare e di Itinerari Previdenziali, dove sono stati presentati gli effetti dell’applicazione alle coperture Long term care delle nuove basi tecniche di calcolo predisposte dall’Ania, in collaborazione con l’Università La Sapienza. Le simulazioni elaborate da Tiziana Tafaro dello Studio Attuariale Orru & Associati e da Giulia Mallone, di Percorsi di Secondo Welfare, relative all’utilizzo del premio di risultato per il finanziamento della copertura, confermano i vantaggi per i lavoratori e per il sistema sociale.

I RISULTATI DELLO STUDIO – Quando un dipendente sceglie di convertire il premio di risultato in prestazioni di welfare, l’azienda risparmia i contributi previdenziali. Per il lavoratore il calcolo della convenienza è leggermente più complesso: ha un guadagno immediato, perché può disporre dell’intero importo lordo del premio, ma in prospettiva perderà qualcosa sulla pensione, perché su quella somma non sono versati contributi Inps. Lo studio ha cercato di fornire una quantificazione dei costi/benefici di questa scelta.

Il calcolo è stato effettuato assumendo due diverse ipotesi: ipotesi attualmente in uso sul mercato (ipotesi A) e nuove basi tecniche Ania su Ltc e malattie gravi (ipotesi B) predisposte da Ania.

Il contributo da parte del lavoratore risulta fortemente differente se calcolato in base all’attuale situazione o secondo le nuove basi tecniche: nel primo caso un lavoratore di 40 anni deve versare per l’assicurazione Ltc 1.000 euro all’anno, nel secondo caso soltanto 170 euro. Per quanto riguarda l’effetto sulla pensione futura, laddove lo stesso quarantenne di oggi vada in pensione a 68 anni con 2.400 euro di pensione per 13 mensilità, nel primo caso vedrebbe il suo assegno pensionistico mensile ridotto di 64 euro, nel secondo caso soltanto di 11 euro. In entrambe le ipotesi l’eventuale non autosufficienza determinerebbe un’ulteriore rendita di 900 euro mensili (su 12 mensilità).

CORBELLO SergioLa maggiore criticità delle soluzioni proposte a Roma è l’attuale marginalizzazione della “collettivizzazione” del rischio: nelle simulazioni, i costi della copertura Ltc, infatti, sono stati calcolati in base a un’ipotesi di adesione collettiva, dunque obbligatoria per tutti gli appartenenti alla platea oggetto di assicurazione; una copertura individuale presenterebbe inevitabilmente oneri ben più elevati. Le nuove norme richiamano esplicitamente la facoltà del lavoratore di scegliere la modalità di erogazione dell’importo del premio, se in denaro o in welfare. Rimane da chiarire se la contrattazione di secondo livello abbia la facoltà di derogare a questa disposizione attraverso la predisposizione di sistemi di welfare a carattere collettivo. Se è vero che la soluzione proposta “scarica” l’onere dell’assistenza sulle spalle del singolo lavoratore, che si troverebbe a finanziare con il proprio premio di risultato una copertura contro il rischio di non autosufficienza, in Italia questo rischio ricade già oggi principalmente sulle famiglie, poiché non adeguatamente coperto dal sistema di welfare pubblico.

Per Assoprevidenza esistono i presupposti per aprire finalmente il campo alla diffusione delle coperture assicurative di long term care, che garantiscono una rendita quando le persone diventano non autosufficienti. «Si può ormai prendere in considerazione un’ipotesi di obbligo della copertura, sull’esempio di quanto operato in Germania, già da molti anni. Tenuto conto dei benefici fiscali connessi, la diffusione della copertura a tutta la popolazione consentirebbe di perseguire il risultato con costi davvero irrisori», ha commentato Sergio Corbello (foto sopra), presidente di Assoprevidenza. (fs)

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