La compagnia del gruppo Mapfre ha comunicato alle rappresentanze sindacali aziendali il recesso degli accordi in essere e un piano di 200 esuberi su 847 dipendenti.
Acque agitate in casa Direct Line Insurance, compagnia diretta controllata dal gruppo Mapfre. Lo scorso 10 giugno ha comunicato alle rappresentanze sindacali aziendali First Cisl, Fisac Cgil, Fna e Uilca il recesso (con effetto 15 settembre 2016) da tutti i contratti e accordi collettivi aziendali applicati nella società, nonché da ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto. Tutto questo «in vista di un riassetto e di un’armonizzazione delle discipline contrattuali collettive aziendali che si sono succedute nel tempo e nell’ottica di renderle coerenti con il mutato contesto normativo e compatibili con condizioni di competitività ed efficienza».
La compagnia ha fatto sapere che in futuro saranno promossi incontri «finalizzati a valutare le conseguenze del recesso ed eventualmente alla predisposizione di nuove intese collettive aventi a oggetto tematiche sindacali e del lavoro di rilievo aziendale».
Gli esuberi, secondo quanto hanno riferito le rappresentanze sindacali aziendali, sono 200, su 847 dipendenti. In una nota hanno sottolineato che la disdetta del contratto integrativo aziendale (con effetto dal 30 novembre 2016) «avrà impatti devastanti anche per quanto riguarda la parte economica. Evitando vergognosamente ogni assunzione di responsabilità la dirigenza aziendale, che nonostante i risultati in calo degli ultimi anni è rimasta inattiva e silente e ha contemporaneamente visto crescere le proprie retribuzioni, ha preferito scaricare i costi della propria negligenza sul personale individuando 200 lavoratrici e lavoratori, in tutte le aree della compagnia, considerati in esubero», si legge in una nota dei sindacati.
«Lo scorso ottobre, la medesima dirigenza senza praticamente alcun confronto coi sindacati, in palese contrasto col Ccnl e le prassi del settore, aveva infatti proceduto a una riorganizzazione che oggi smentisce e distrugge. Ancora una volta, continuando nel proprio atteggiamento di disprezzo delle regole, la dirigenza ha ignorato il dettato contrattuale e si propone di procedere a un’ulteriore riorganizzazione senza rispettare i termini che il contratto Ania prevede, ovvero 30 giorni in cui è previsto il confronto con le Organizzazioni Sindacali, prima di poter anche solo cominciare a discutere di tagli del personale».
Le rappresentanze sindacali hanno rigettato l’impostazione dell’azienda e proclamato lo stato di agitazione. (fs)
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