Nella recente audizione presso la commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo, il Sindacato nazionale agenti ha espresso dubbi sull’istituzione dell’arbitro assicurativo e ha sottolineato come i contratti assicurativi continuino a essere caratterizzati da una struttura «particolarmente articolata e un linguaggio tecnico-giuridico di difficile accessibilità».
«L’istituzione dell’arbitro assicurativo? Nelle forme e con le modalità attualmente previste non ci sembra possa intervenire efficacemente per tutelare il consumatore e le evidenti similitudini con l’arbitro bancario e finanziario, in questo senso, non tranquillizzano». Nella recente audizione del Sindacato nazionale agenti presso la commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo, si è parlato anche della tutela del consumatore. E lo Sna si è schierato a difesa degli assicurati. «Sarebbe opportuno un intervento legislativo al fine di garantire una tutela rafforzata agli assicurati / danneggiati che, troppo spesso, incontrano enormi difficoltà nell’ottenere ristoro per i danni subiti, anche giovandosi dell’assistenza degli agenti professionisti», ha evidenziato il sindacato.
Secondo lo Sna, «per un consumatore che intraprende un’azione nei confronti dei cosiddetti “poteri forti” rappresenta un’impresa estremamente complessa. Le disparità in termini di risorse economiche, competenze giuridiche e capacità di influenza sono tali da creare un contesto profondamente asimmetrico. Il cittadino si trova spesso isolato, privo degli strumenti adeguati, per far valere i propri dirti in modo efficace, mentre le grandi compagnie possono contare su strutture consolidate, consulenze legali specialistiche e reti di potere capaci di orientare processi decisionali e dibattiti pubblici». In questo scenario, ha sottolineato lo Sna, «la tutela del consumatore rischia di diventare un principio astratto, privo di effettività se non accompagnato da adeguati strumenti di garanzia, da una giustizia accessibile e da un sistema di controlli realmente indipendente».
C’è poi un altro aspetto evidenziato dal sindacato di via Lanzone: «una formulazione dei contratti (polizze) che troppo spesso non si presta a una facile comprensione, anche da parte di un lettore attento ed esperto. Il noto “tavolo contratti semplici e chiari”, che ha coinvolto tra gli altri Ivass e Ania è riuscito a produrre unicamente una serie di validi principi ispiratori e di suggerimenti, che non hanno tuttavia inciso sulla prassi di mercato. I contratti assicurativi continuano a essere caratterizzati da una struttura particolarmente articolata e un linguaggio tecnico-giuridico di difficile accessibilità. La loro formulazione prolissa e la presenza di clausole complesse o ambigue ostacolano la piena comprensione da parte del contraente (cliente), compromettendo il principio della trasparenza e della corretta informazione. Questa opacità limita la consapevolezza del consumatore circa i propri diritti e obblighi, rendendo più difficile l’esercizio effettivo della libertà contrattuale e della tutela in caso di contenzioso».
Ecco allora, per lo Sna, che «stabilire alcuni diritti fondamentali del cliente, alcune formulazioni standard inderogabili in pejus, ricorrendo ove necessario allo strumento legislativo, potrebbe elevare, anche agli occhi degli utenti, il grado di affidabilità del servizio assicurativo e contribuire così, forse in modo determinante, alla riduzione del gap di protezione». (fs)
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