La presidenza di Uia Ras, l’impegno per l’unificazione con Gna e Gala, la difesa del ruolo dell’agente anche attraverso l’apporto in Sna. Se ne va un sindacalista “vecchio stampo”…
Tonino Luigi Rosato (a lato), scomparso oggi all’età di 74 anni, è stato uno dei fautori della nascita del’Associazione Agenti Allianz (Tripla A), il gruppo agenti nato nel febbraio del 2014 dall’unione del Gruppo Agenti Allianz Subalpina (Gna), dell’Unione Italiana Agenti Allianz (Uia), di cui in quel periodo era presidente, e del Gruppo Agenti Lloyd Adriatico (Gala).
Una unificazione che lui ha voluto fortemente, un passo storico, condiviso insieme con Massimo Gabrielli (scomparso a febbraio del 2019), ex presidente in quel periodo del Gna, e con Giovanni Trotta, presidente all’epoca del Gala.
Così aveva espresso la sua opinione a poche ore dall’assemblea di unificazione di Roma: «Un nuovo, grande gruppo che saprà scrivere pagine significative nella storia della rappresentanza degli agenti in questo Paese. Quando esistono la capacità e la volontà di salvaguardare interessi comuni, non vi sono ostacoli generati da individualismi o interessi di parte».
Insieme con Gabrielli e Trotta, Rosato ha guidato la nuova associazione nel periodo di transizione fino al primo congresso elettivo di Riccione (marzo 2015).

Ma l’agente di Fontana Liri (Frosinone) non sarà ricordato solo per questo in casa Allianz, almeno per quanto riguarda il mondo degli agenti. Per anni è stato presidente dell’Uia Ras, poi modificato in Uia Allianz, guidando la rappresentanza agenziale più numerosa del gruppo tedesco in Italia.
In queste ore basta leggere i commenti che stanno pervenendo sui profili social dell’Associazione Agenti Allianz per comprendere quanto sia stato ben voluto dai colleghi. Di lui ha avuto parole di elogio, in passato, anche il ceo Giacomo Campora: «Ringrazio Rosato che c’è stato quando avevo bisogno di un consiglio», scriveva nel maggio del 2021 in una lettera indirizzata alla rete sottolineando l’importanza della rappresentanza agenziale.
Rosato ha legato il suo nome anche al Sindacato nazionale agenti, istituzione in cui credeva convintamente. Era uno di quei sindacalisti che potremmo definire “vecchio stampo”. All’interno dello Sna è stato presidente del Comitato dei gruppi aziendali (fino ad aprile 2015). In quella veste, tra l’altro, ha portato avanti quello che era un suo pallino: l’unità sindacale. Per questo ha fatto di tutto per riunire le forze e sostenere energicamente una unificazione Sna – Unapass. Invano. Così come energicamente ha difeso il ruolo del comitato, entrando talvolta anche in contrasto con la politica adottata dai vertici del sindacato di via Lanzone. È stato anche delegato del Fondo pensione agenti in quota Sna, la cui salvaguardia ha difeso a spada tratta.
Teneva alla professione dell’agente di assicurazione, al di là dell’attività che svolgeva. E si infervorava pure, e non poco. Come quella volta che a febbraio 2016 insieme con Trotta e Gabrielli criticò la gestione dei vertici della Tripla A. O come quando, dopo l’ennesimo suicidio di un agente (luglio 2015), invocò a gran voce la costituzione di un comitato di emergenza allo scopo di aumentare l’aggregazione e la consapevolezza degli agenti.
Fabio Sgroi
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