È quanto affermato ieri dal presidente dell’Ivass, Salvatore Rossi, in un passaggio della sua relazione sull’attività svolta dall’istituto di vigilanza nel 2015.
Fra i vari temi affrontati da Salvatore Rossi (nella foto), presidente dell’Ivass, ieri, nel corso della sua relazione sull’attività svolta dall’istituto di vigilanza nel 2015, c’era quello della rivoluzione tecnologica in atto anche nel settore assicurativo.
Rossi è partito dal fatto che «la “robotizzazione” della relazione fra impresa e cliente, se davvero è così efficiente come si preannuncia, metterà inevitabilmente in discussione le reti distributive tradizionali: gli sportelli per le banche, gli agenti per le assicurazioni. Per il momento, gli operatori già presenti sul mercato interessati a inglobare queste tecnologie nei loro modelli organizzativi puntano alla complementarità fra algoritmi e addetti in carne e ossa, nell’assunto che il contatto umano, sebbene ridimensionato o comunque cambiato rispetto all’esistente, resti una preferenza stabile del cliente».
In altri termini, ha sottolineato il presidente dell’Ivass, «la fine del modello distributivo tradizionale non è scontata», perché «imprese e clienti sembrano volere ancora le reti fisiche, a condizione che si evolvano e si adattino a una strategia integrata».
Rossi ha anche ricordato i vantaggi che si possono trarre dall’utilizzo di strumenti digitali e applicazioni: «si può incrementare l’attività e la redditività d’impresa, facilitando i processi di vendita, sollevando le reti dai “tempi morti”, controllando in tempo reale gli indicatori chiave di produttività». Si tratta di sviluppi, «già in atto o possibili», che «offrono ai cittadini straordinarie opportunità di trovare sul mercato servizi finanziari più efficaci e meno cari», ma che allo stesso tempo li espongono «a rischi di varia natura. È dovere dei regolatori e dei supervisori riconoscerli, analizzarli, neutralizzarli».
Fabio Sgroi
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