L’iniziativa rientra nell’ambito delle operazioni a supporto della realizzazione del Piano d’Impresa 2014-2017 che considera la crescita nel settore agricolo e nel comparto agroalimentare «uno dei suoi punti di forza».
Era solo una questione di tempo, ma si sapeva. Il progetto di fusione per incorporazione di Fata Assicurazioni (nella foto la sede di Roma) in Cattolica Assicurazioni (deliberato ieri dal consiglio di amministrazione di Cattolica) viene descritto come una «ulteriore iniziativa a supporto della realizzazione del Piano d’Impresa 2014-2017 che considera la crescita nel settore agricolo e nel comparto agroalimentare uno dei suoi punti di forza».
Una operazione che, sempre secondo quanto specificato da Cattolica, costituisce «l’ultimo passo di un percorso di rapida ed efficace integrazione di Fata all’interno del Gruppo che ha reso possibile una definizione a più ampio raggio delle politiche di sviluppo nel comparto anche in seguito alla conclusione di accordi di portata strategica con realtà associative di primaria importanza».
Del resto uno degli obiettivi del piano triennale 2014-2017 di Cattolica era proprio quello di consolidare la leadership nel comparto agroalimentare. Proprio per questo motivo aveva acquisito Fata dal gruppo Generali. «Nel 2013, la nostra presenza nel settore agricolo si può misurare in modo molto sintetico in una raccolta di circa 400 milioni di euro di premi. L’ambizione è quella di arrivare a mezzo miliardo», aveva detto Marco Cardinaletti, direttore generale di Cattolica Assicurazioni, in sede di presentazione del piano. «Con l’acquisizione di Fata», aveva aggiunto, «il gruppo Cattolica ha in mano il 25% del mercato italiano».
La scelta della fusione per incorporazione di Fata (che oggi è guidata dall’amministratore delegato e direttore generale Giorgio Cagnetti), spiega una nota di Cattolica, è stata preparata nei mesi scorsi «con la costruzione di un forte posizionamento distintivo nel comparto con la nascita di un centro di ricerca sulla gestione del rischio, l’avvio di un piano di analisi territoriale sulle specificità del settore agricolo e di un vasto programma di formazione del personale e delle reti a cura dell’Osservatorio Agroalimentare».
Nel frattempo il processo di integrazione di Fata nel Gruppo ha già portato all’unificazione delle principali funzioni aziendali (amministrazione, finanza e controllo di gestione, rete liquidazione sinistri, risorse umane, organizzazione, funzioni di controllo, IT) e dei sistemi di agenzia e gestione del portafoglio anche attraverso «la completa condivisione» delle piattaforme informatiche. L’operazione permetterà «la valorizzazione del marchio Fata, l’unificazione delle strutture di business, l’accelerazione di un portafoglio prodotti unico e innovativo e garantirà, inoltre, processi direzionali armonizzati a vantaggio delle reti agenti e dei clienti». La fusione consentirà anche il raggiungimento di «ulteriori sinergie di costo oltre che un efficientamento nella gestione del capitale». (Nella foto a lato e che risale a qualche anno fa, il top management di Cattolica incontra gli agenti Fata)
Attualmente le agenzie fata sono 178, a cui si aggiungono ulteriori 180 punti vendita previsti dal nuovo accordo con Coldiretti e con i Consorzi agrari, che prevede la costituzione di un’agenzia nazionale a capitale misto a maggioranza Cattolica.
Fabio Sgroi
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